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Immagine del redattoreDaniele Giustolisi

«Vedere nella nebbia»: recensione a "Franco Loi. L’erede del sole" di Rudy Toffanetti

 

«Un secolo in lui ci ha guardato e ci ha abbracciato»

 

Sentire Rudy. Sentire il peso del suo giovane volto. Tenerlo fra le mani, sotto una grande lampada per scorgerne da vicino la geografia. Un rituale di conoscenza per il vecchio poeta, Franco, a cui non rimangono ormai che occhi infestati da maculopatia. Laghi di nero, buio che slabbra inesorabile…«ma non è questo genere di cose a fare male».

Con Franco Loi. L’erede del sole (Fveditori, 2021) Rudy Toffanetti ci consegna l’esperienza bruciante dell’incontro con il poeta milanese, nei suoi ultimi sette anni di vita. Novantuno brevi pagine scritte con il dono di una lingua rapida, limpida e commovente, di chi ha davvero saputo incontrare col cuore lo scrittore scomparso nel 2021, all’età di 90 anni.

Come conoscere il mondo? Come si conoscono gli uomini? E cosa significa scrivere? Sono le domande-dinamite che il ventenne Rudy porta con sé, tra corsi universitari insoddisfacenti, turni in ambulanza e prime pubblicazioni letterarie. La sensazione che la verità sia sempre un po’ più in là, altrove dalle ideologie della gioventù, dalle vanità e persino dai libri.

E allora via sul tram 90 che attraversa una Milano tremenda e bellissima per perdere tutto e perdersi; impastarsi con l’umanità che «timbra il biglietto Atm come garanzia di una speranza» e rispondere a un bip di segreteria: «Sono Franco Loi. Lei ha scritto delle poesie bellissime. Venga a casa mia. Viale Misurata 60».

Ecco il maestro, ecco l’autore a cui affidare poesie come un oracolo sulla propria anima. Colui che riporta la misura dell’esistenza alla carne viva dell’incontro, dando nuove possibilità alla realtà, aumentandola (auctor da augeo “aumentare”). Darsi, donarsi per sfinimento, oltre l’ictus, oltre la quasi cecità, fino all’ultima energia. Testimoniare che la vita viene sempre prima della scrittura, che prima c’è il corpo, la parola e poi la lettera e che lo studio del poeta, del vecchio poeta, non è mai chiuso dall’interno ma aperto alle osmosi degli umani, alle ansie telluriche della gioventù. «Io ti vedo nella nebbia» dice Franco in uno dei primi incontri con Rudy, nel proprio salotto di casa, mentre gli tiene il volto sotto la grande lampada.

Come si conosce un maestro? Quali sono le parole o i silenzi a cui aggrapparsi in sua presenza? Come navigare nel mare aperto dei suoi pensieri? Le mani se ne stanno appoggiate sopra una penna e un quadernino, incerte tra appunti e abbandono. E poi, il goffo tentativo di apparire intelligenti, acuti; frasi impersonali, ridicole. È la postura iniziale di Rudy, la nostra postura, di fronte a certe personalità, come Franco, che sembrano arrivare chissà da dove per portare in terra la forza inaudita della parola.

Poi un contro-movimento, quel “tu” che accorcia le storie, le vite, le distanze. I veri maestri conoscono non come i dotti ma come i cani. Guardano, fiutano, intuiscono, toccano con il corpo e con il cuore, superando le astrazioni, i giudizi e le ingabbiature dei saperi: «Franco era come un fiero brigantino con le vele gonfie […]. Snello, indovinando venti che non c’erano, superava le pastoie di ogni porto, di ogni stanca teoria letteraria, e riportava lo scrivere e il leggere al semplice incontro umano da cui nascono».

Aprirsi, quindi, interrogarsi sul male incessante. Non credere alle generazioni. Parlare della vecchia guerra come del Bataclan, degli impiccati del ’44 come degli incidentati e dei morti di covid. Rudy, volontario di Croce Rossa, che guarda Amin arreso alla pioggia, per poi ritornare a casa di Franco e della sua Silvana e imparare «che ogni miracolo avviene per conoscenza e amore».


Rudy Toffanetti, Alma Poesia, Copertina

Viene dalle strade il miracolo, da certi volti, non dal cielo. Viene da incontri e segni fuori di noi quasi impossibili da vedere perché «moriamo prima di morire, per miopia e cupidigia, per la smania di essere al di là degli altri». Occorre dunque attenzione al mondo, alle cose, a chi non ha voce, alla gent che morta sű’na strada/la storia l’è passada sensa véd[1]. Prima della poesia e dell’arte c’è tutto questo: «Uno sguardo dritto che trafigge ogni nebbia e trova l’esattezza delle cose».

A non meno di ciò deve obbedire la poesia: a uno sguardo. Come quello spiazzante dei bimbi che se interrogati sul colore dell’albero non rispondono mai superficialmente che è verde: «Questa è la premessa di un poeta». Scrittura come strumento, come risposta a una visitazione che sfalda ogni evidenza. Il Duomo, i suoi cantieri, la Galleria, l’umanità che passa: ogni cosa grida un senso e «Franco ben sapeva che questo senso era tutto nell’amore».

Farà in tempo Rudy a leggergli le poesie del suo secondo libro “La luce della luna”, pubblicato con la sua prefazione dettata un anno e mezzo prima. Lui ascolta e sorride, come sanno sorridere solo i maestri: «C’è il pensiero del bene nelle tue poesie, una domanda che sa rendere il male inutile». Poi l’autunno, i giorni di sole e di nuovo le allerte, le zone rosse. Un’ultima telefonata. E infine l’amarezza che resta in ogni discepolo quando scompare il proprio maestro, quella di aver potuto soltanto sfiorare con lui delle verità semplici e incredibili. Ma proprio da qui, forse, ha inizio davvero il cammino. La possibilità di dare nuova risposta alla stessa domanda che accompagna Rudy. E da adesso anche noi: «Di che colore sono gli alberi?».


[1] F. Loi, Aria de la memoria. Poesie scelte 1973-2002, Giulio Einaudi editore, Torino, 2005.



Rudy Toffanetti, Alma Poesia

Rudy Toffanetti è nato a Milano nel 1994. Si è laureato all’Università Statale di Milano con una tesi in storia delle religioni antiche. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta di poesie, Sul confine, e nel 2020 la seconda, La luce della luna, sempre per Nino Aragno Editore. Nel 2021 è stato pubblicato da FVE un ritratto sentimentale su Franco Loi, il poeta milanese, dal titolo Franco Loi, l’erede del sole. Oggi insegna letteratura greca, latina e italiana nei licei e dal 2015 è volontario attivo presso la Croce Rossa Italiana.



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