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Immagine del redattoreSara Vergari

Recensione a “Franco Buffoni un classico contemporaneo” di Francesco Ottonello

La monografia di Francesco Ottonello su Franco Buffoni, Franco Buffoni un classico contemporaneo. Eros, scientia e traduzione” (Pensa multimedia, 2022), si pone come il primo lavoro che tenti una ricostruzione completa della figura e dell’opera fin qui realizzata dall’autore, nell’ottica di testimoniare una volta per tutte la sua natura di classico contemporaneo. Esaustivo è inoltre l’apparato bibliografico, attraverso il quale è possibile orientarsi tra le diverse nature di Franco Buffoni, nonché utilizzarlo come strumento per studi futuri. Il lavoro si divide in quattro capitoli; una prima introduzione che funge da propedeutica e bio-bibliografia per approcciarsi all’autore, segue un capitolo di analisi dell’opera in versi filtrata attraverso la lente dell’eros, una terza parte sulla poetica, il lavoro intellettuale, di traduzione e sull’ampio orizzonte comparatistico di riferimenti letterari, si termina infine con un’accurata e complessa sezione che prende in esame il rapporto con la latinità, la storia e la scienza.

Il capitolo che riguarda l’opera poetica viene suddiviso in tre fasi, che cronologicamente corrispondono alla produzione degli anni Ottanta, Novanta e Duemila, lette attraverso tre tipologie di eros (criptico, svelato e critico), inteso come sentimento che genera la scrittura ma anche in senso tematico. Peculiarità di tale erotismo è l’elemento omoerotico, sapientemente distinto da Ottonello dal concetto di omosessualità, legato ora alla corporeità e al sesso, ora alla sfera affettiva, o ancora a motivi omorivendicativi o omoidentitari. E poiché il procedere della monografia cerca continuamente il dialogo intertestuale con la tradizione classica e contemporanea, Ottonello ricostruisce una breve storia della poesia omoerotica, collocando Buffoni in un’ideale linea di riferimenti che nascono dall’ambito greco e da quello medio-orientale. La poesia degli anni Ottanta si caratterizza per un’ironia giocosa definita come “acerba e pungente”, rivelatrice di una poetica ancora giovane ma che già nasconde una profondità dolorosa. Il tema omoerotico resta invece sottotraccia, se pur ben decodificato da Ottonello attraverso il lavoro ermeneutico sui testi.

Con Scuola di Atene (1991) si passa al secondo periodo, identificato come “eros svelato”, in quanto rivela in modo chiaro il motivo omoerotico e si avvia verso una piena evoluzione stilistica e maturità poetica. A partire dagli anni Duemila (Ottonello identifica il limine in Guerra 2005 e nella prima docufiction Più luce, padre 2006) si apre una fase di intenso impegno civile, dove il tema omoerotico assume i connotati di omorivendicazione (attorno a cui si identifica una trilogia composta da Noi e loro, Jucci e Avrei fatto la fine di Turing).

Poeta e critico, Buffoni incarna perfettamente la figura del poeta ipercritico, che si nutre cioè della scrittura degli altri, verso cui instaura però una sfida di imitatio e aemulatio. Assorbire e riformulare la tradizione è il primo meccanismo fondamentale della poetica di Buffoni, su cui la monografia si concentra in questo terzo capitolo. Si passa poi alla collocazione critica del poeta nella tradizione letteraria italiana ed europea, soffermandosi in particolar modo sul rapporto con la Linea lombarda per evidenziarne in realtà la sua tensione alle influenze straniere e la lontananza dal panorama italiano, anche in quanto poeta omorivendicativo. Un’ultima questione riguarda la pratica della traduzione, di cui Buffoni è abile traduttore e traduttologo, come dimostra il saggio Con il testo a fronte. Indagine sul tradurre e l’essere tradotti (Interlinea, 2016). Dalla monografia di Ottonello ben emerge come Buffoni intenda quest’attività non solo come un esercizio formale, ma come un momento esistenziale che rivive l’atto creativo del testo, spostando di fatto la questione del tradurre tra il piano estetico-filosofico e quello linguistico-teorico. Tale concezione si ripercuote anche sulla scrittura creativa. Ottonello pone qui alcuni esempi che riconducono alle scritture dei Gender e Translation Studies. I personaggi citati vivono una condizione di scissione identitaria e linguistico-culturale che non si traducono mai in unità.

Attribuita la definizione di “classico contemporaneo”, il quarto capitolo riflette su cosa rappresenti e su come si possa collocare l’opera di Buffoni in una prospettiva socioculturale e di storia della poesia. Il termine più preciso per orientare la scrittura dell’autore sembra essere quella di “transmodernità”, intesa nel suo superamento del postmoderno e di alcune sue rigide categorizzazioni (entrano infatti concetti come ibridismo, queer, transnazionalismo). Considerato per tali ragioni anche un contemporaneo poeta civile, Buffoni si inserisce in una lunga tradizione che da Dante passa per Leopardi, Pasolini, Fortini, ma allo stesso tempo ne diviene un innovatore proprio per la sua posizione transmoderna e globale. A questo punto Ottonello ricostruisce minuziosamente la presenza della latinità nell’opera di Buffoni e il suo riuso, spesso in forma di mitologia personale. In un orizzonte transmoderno vengono poi declinati il discorso omoerotico, il tema della guerra legata al rapporto con il padre, e ancora la ricezione di Leopardi da parte di Buffoni. Infine, si affronta il rapporto tra poesia e scientia, che l’autore inserisce a livello contenutistico nel recente Betelgeuse e altre poesie scientifiche, ma la cui riflessione affonda fino al pensare poetico stesso. L’atteggiamento geometrico e minuzioso, la presenza del lessico tecnico, la messa in crisi dell’antropocentrismo rifondono quasi insieme cultura umanistica e scienza, un tempo non così nettamente divise, e inseriscono Buffoni in una scia di grandi letterati scienziati.


Francesco Ottonello (Ph. Roberta Podda)

Francesco Ottonello (Cagliari, 1993), laureato in Let­teratura Greca a Cagliari e Letteratura Latina a Milano, attualmente è dottorando di ricerca in Studi Umanistici Transculturali presso l’Università degli Studi di Bergamo con un progetto sui riusi latini nella poesia italiana. Ha pubblicato il saggio Pasolini traduttore di Eschilo (Grin 2018), il libro di poesia Isola Aperta (Interno Poesia 2020, Premio Gozzano Opera Prima) con una prefazione di Tommaso Di Dio. Il suo nuovo lavoro, Futuro remoto, con una prefazione di Paolo Giovannetti, è stato incluso nel Quindicesimo quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos 2021), a cura di Franco Buffoni. Suoi articoli e recensioni sono usciti in varie riviste quali «ACME», «L’Ulisse», «l’immaginazione», «Atelier», «OBLIO» e sue poesie su «Repubblica», «Nuovi Argomenti», «Nazione indiana», «Le parole e le cose». Suoi testi sono presenti anche nell’antologia I poeti nati negli anni Ottanta e Novanta a cura di Giulia Martini (Interno Poesia 2019-2020), in La radice dell’inchiostro. Dialoghi sulla poesia a cura di Giorgiomaria Cornelio (Argolibri 2021), in Distanze obliterate. Generazioni di poesie sulla Rete a cura di Alma Poesia (Puntoacapo Editrice 2021) e in Queerfobia. Racconti, poesie e immagini di odio quotidiano a cura di Giorgio Ghibaudo e Gianluca Polastri (D editore 2021). Sue poesie sono state tradotte in portoghese, spagnolo e inglese. Ha recitato nel film Il rosa nudo (2013) di Giovanni Coda e in vari spettacoli teatrali. Ha curato la rassegna Poesia e Contemporaneo con Lampioni Aerei (Milano 2018-2019). Ha fondato e dirige www.mediumpoesia.com ed è redattore di «Bezoar - Rivista di poesia contemporanea» (Perrone Editore, 2021).

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