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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Nota di lettura di "Vado a memoria" di Laura Maria Gabrielleschi

Per quanto il nostro sforzo mnemonico cerchi di tenere vivido il ricordo di tutto ciò che abbiamo vissuto, sappiamo bene che solo una minima parte di esso riesce ad attraversare i tempi e a rimanere, in qualche modo, vivida, senza combaciare necessariamente proprio con quella che avremmo voluto salvare dall'erosione della dimenticanza o che associamo a momenti di felicità.

Sul processo di rimembranza, insomma, abbiamo una parziale volontà di azione che si tramuta, tra l'altro, più nel racconto a cui diamo vita con gli elementi rimasti che nella visione di un film che scorre davanti ai nostri occhi; così, se vogliamo ricostruire ciò che è stato, a partire dalle persone e dagli eventi più significativi della nostra vita, non ci resta, esattamente come fa Laura Maria Gabrielleschi in questa sua ultima raccolta poetica edita per Industria & Letteratura (2024), che andare a memoria.

La scelta, per il titolo, della prima persona singolare, Vado a memoria, indica inoltre la volontà da parte dell'autrice di attivare da sola questo processo, contando solo sulle proprie forze ed evitando anche qualsiasi tipo di condizionamento, perché tornare indietro per dare un senso più significativo al presente è qualcosa che non ammette intermediari. Scorrono volti familiari nei versi di Gabrielleschi, episodi di bene, scene di una perduta quotidianità ma, come scrive Roberto Pazzi nella prefazione «I suoi zii, suo padre, il fratello, la madre, i nonni, i suoi figli, sono anche nostri compagni di viaggio. Possiamo specchiarci anche noi in questi specchi del suo amore e del suo dolore, seguendo la rima più antica del mondo, così cara a Saba.».

L'autrice riesce, con un lessico piano e scarno, a inserirci dentro la sua transizione temporale, trasponendo su di noi lettori quella sensazione di pungente nostalgia che solo l'irrimediabile non-ritorno delle cose più care sa dare; così, quando progressivamente ci si allontana dalla Casa-infanzia, dicitura che Gabrielleschi sceglie per chiamare la prima sezione, arriva il momento degli Addii, titolo della seconda, la riflessione sulla generazione a seguire (Ai miei figli) e, alla fine, si spalanca l'ultima stagione, fatta da soli Inverni; perché, quello che si è compiuto, è un vero e proprio Passaggio di memoria, non a caso iniziale titolo dell'opera, dove a fluire è la propria esistenza, nella sua parzialissima afferabilità.

Gabrielleschi ci dona un'opera struggente e consapevole, entrambi aggettivi che hanno a che fare con la migliore poesia.


Laura Maria Gabrielleschi, Alma Poesia, Copertina

Ho visto molte città

case, corridoi

e cortili.

Mi chiedi se la casa

ha ancora tre scalini.

È tanto tempo che manco tutto

potrebbe essere cambiato

anche il numero sulla porta


*

Per A.


E mentre ti guardo

la sera scivola

con la sua luna

il gufo che tace

la stufa brucia la legna

e potrei scoprire

di aver messo radici

in questa casa vecchia

ora che sulle pareti

ho scritto i nostri nomi


*


Vorrei liberare la mente

da ogni residuo di

dubbio, limitare la croce

per incontrarci

ancora, sedere al

tavolo

e raccontare i segreti,

rompere le catene

cancellare tutti i peccati.


*


Questo giorno porta con sé

l’acqua benedetta

che scioglie i dolori

il canto che sale dalla terra.

E mi sento sommersa

tra queste pietre

e bevo allo stesso bicchiere di mia madre

tenuto per anni chiuso nella credenza

non posso piangere per sempre.


Laura Maria Gabrielleschi, Alma Poesia

Laura Maria Gabrielleschi è nata a Lucca ma da anni vive a Grosseto dove svolge attività di promozione culturale. Ha pubblicato alcuni libri di poesia prefati da Dario Bellezza e Franco Loi. Tra le sue pubblicazioni: La casa degli anni (Roma, 1994); Amore allo specchio (Como, 1995); Dialogo con la madre (Foggia, 1998); Inizio senza nome (Rovereto, 2003). Ha curato l’antologia Il vento, Le colline… 12 poeti contemporanei della Maremma toscana (Grosseto, 1998). Ha vinto importanti premi di poesia, fra cui il Montale 1997. Di lei si sono interessati alcuni fra i maggiori poeti e critici del secondo Novececento.


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