Nota di lettura a "La misura del vuoto" di Maria Zanolli
La raccolta di Maria Zanolli è una pioggia gentile di poesia, i cui versi compaiono sulle pagine come frammenti precisi e misurano le distanze, i passi, la dimensione intima delle cose. La misura del vuoto edito da L’Erudita – Giulio Perrone Editore (2020), pone uno sguardo esatto negli spazi e negli oggetti che spesso si scoprono rivelatori di un altro senso, proprio perché indagati con un’attenzione certosina. L’unità di misura prediletta è il millimetro che, per la sua piccolezza, permette di cogliere i dettagli con precisione (ad esempio: «millimetri di silenzio / tra pause e nuvole», «la stanza danza / in un giro di tracce, millimetri», «schiudere / a millimetri / i ricordi», «il polline fragile sorvola il limite alle soglie del nido, millimetri, sfiora, nasci»).
Guardare così da vicino permette di individuare piccoli equilibri e legami sottili, come quello della stessa autrice con Ungaretti.
L’attenzione è quasi chirurgica, non ammette sfumature. Eppure, non c’è assolutamente freddezza o invadenza; le parole sono scelte e si susseguono con molta delicatezza. Spesso si tratta di immagini in elenco separate da pazienti virgole, e chi legge apre nella propria mente diversi risvolti di significato. Anche se i soggetti principali sono gli stessi, a seconda della poesia in cui compaiono, racchiudono un diverso valore.
Nel breve respiro di pochi versi, persino il dolore viene analizzato con sentimento matematico: «divido le parole nel silenzio / divido per dividere il dolore / di un silenzio lontano / dove tu e io finiremo / finiti nei corpi partiture / d’infinito». La reazione a esso comporta a sua volta una riduzione, un rimpicciolirsi fino a farsi cosa minima che, però, non si avvicina alla sparizione; piuttosto, risponde con un raccoglimento che ha tutto il senso del ritrovarsi nell’essenziale.
Interessante, poi, l’idea di cura che lenisce senza tocco, venendo dagli occhi o venendo per gli occhi, come l’amore nella poesia medievale («Vorrei guarire / i tuoi occhi», «E tu curi / con gli occhi, occhi che ridono»).
Il titolo della raccolta riecheggia, non a caso, nella poesia La misura dell’amore, in cui si analizza un vuoto sentimentale attraverso il ricordo che recupera ciò che manca.
Viene mantenuto sempre il gioco per contrasti di pieno e vuoto, assenza e presenza che caratterizza tutta la raccolta e culmina, infine, nel penultimo testo, quasi una prosa, che abbraccia con l’estensione della sua lunghezza e si dispiega con grazia.
La poetica di Zanolli è, dunque, razionale e lucida e senza mai essere austera, si svela con una semplicità delicata e luminosissima.
L’isola è in festa
danzano le voci dei bambini
il vento ride
nel cielo germogliano campi di stelle
– lo stesso cielo
quando mi sfiori le mani quando potremo
sfiorarci ancora?
*
E tu curi
con gli occhi, occhi che ridono
occhi di more isole, terre,
lontane.
*
Isole
diseguali vicini
l’onda dei capelli
il profilo – tutto
tranne gli occhi
tutto qui
senza vincoli
isole
di amore esatto
Maria Zanolli (www.mariazanolli.com) è nata a Brescia il 19 marzo 1981. Ha conseguito la laurea triennale in Comunicazione e Media a Milano e la laurea specialistica in Giornalismo ed Editoria a Verona. Oggi vive e lavora tra le colline e il lago di Garda. Giornalista, autrice, esperta di comunicazione, collabora e ha collaborato con riviste e quotidiani tra cui il «Corriere della Sera». Progetta e conduce reading e incontri di poesia in collaborazione con musicisti e artisti. Sperimenta i rapporti tra scrittura, poesia, musica, incisione calcografica e altre arti. È ideatrice dell’iniziativa Leg- giamo Poesia, incontri di lettura condivisa per vivere insieme la poesia, e Cammino e Poesia. Ha pubblicato Due (Campanotto, 2006), Dopo le parole (Campanotto 2011), Nel dono del cielo (L’Erudita, 2019), La misura del vuoto (L’Erudita, 2020) e ha vinto il Premio Fiumi per la silloge inedita. Sue poesie sono pubblicate su riviste e antologie di riferimento della poesia italiana.
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