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Immagine del redattoreValentina Demuro

Nota di lettura a "La casa d’oltremare" di Marco Esposito

Bisogna saper richiamare a sé la delicatezza e sostituirla alla forza per dire con parole precise la bellezza o il dolore, le cose grandi della vita che accadono in tutte le vite ma sempre in ognuna sono un viaggio singolare, un indecifrabile mistero che ugualmente si manifesta e significa, in altri modi, con altre voci. Così Marco Esposito, in La casa d’oltremare (Pequod, 2023) raccoglie in forma di libro istantanee di vissuto, usando la parola per rivelare il seme d’oro della poesia nascosto nei momenti raccontati. Le chiuse sempre vibranti sono quasi delle epifanie in cui il significato dei versi precedenti si rivela apertamente o, rovesciandosi completamente, mostra la sua vera essenza.

Il tempo è una dimensione ibrida di presente e passato, talvolta attraversata da venature di rimpianti («si è sbagliato tanto nel tempo / rigoglioso – il mare era sempre / lì e lo abbiamo rimandato»), talvolta ancora protesa verso un futuro spesso più simile alla speranza, alla possibilità («[…] Come allora / è un dono vederti cogliere more/ e mangiarle. Potremmo vivere / di questo, portarle alla bocca come pegni»). Ma è anche un tempo fatto di memoria storica, di territorio: qui ci sono i ricordi del ragazzo, elementi parlanti, come i pomodori, il mare, i nomi dei venti e i palazzi che appartengono a un’infanzia vissuta in una precisa geografia, una terra intima e generazionale allo stesso tempo. In alcuni passaggi, l’autore si potrebbe accostare a Bodini, per la raffinata spietatezza delle descrizioni e il potere evocativo delle immagini

(«Nei panni stesi infila il naso / madre aceto nei capelli, lucidi / potrebbero vivere ancora. / Un bagno di luce mi ricongiunge / a loro. Avrei levato il torsolo / squadernato ali nei portoni, / un sogno di primo novecento. / Scalzo torna il sogno / la vergogna nel sangue»).

Dalle sinestesie della memoria, Esposito recupera e ricostruisce una casa, ponendola in un altrove poetico in cui non abitano, però, i fantasmi del passato: la natura intrinseca di ciò che è stato trova e anima un simbolo con cui manifestarsi e in cui poter esistere ancora una volta. Come anticipato, i temi trattati sono quelli dell’amore, della morte, della paura e dell’incertezza che si incontra nel vivere, sono materie enormi che Esposito racconta senza esitare, utilizzando un linguaggio privo di sbavature. Si percepisce un grande equilibrio nella sua scrittura che maneggia la dolcezza e la cupezza in ugual modo, dicendo di sé e lasciando, al contempo, un altro sé sulla carta. Riesce pienamente in quanto richiesto dalla poesia, una complessa operazione di distacco e consegna della parola che, invece, trattiene e racconta ancora tutto il sentimento.


La casa d'oltremare, Alma Poesia, Copertina, Marco Esposito

Scintillano gru al sole che si leva

gelide balie all’inerzia di strade.

I giorni perimetrano la tua bocca

rosea – un fiotto azzurrino scrolla

nubi tra gli adunchi cementi.

So di esserti ancora distante.

Muore così, di solito, l’inverno.


*


Voglio tornare senza sapere,

sola memoria delle gambe

ma tornare. Come fece

l’uomo dalla guerra che non sapeva

scrivere, né la geometria del mondo

che pure aveva girato.

Lasciando sempre il mare

a sinistra – gli dissero –

da Trieste a Bari riuscì a tornare.

All’amore vero serve solo l’istinto

di chi segue una casa.


*


Si approssima al vivaio stellare

al nulla che in fondo è mutato:

la bestia e il suo passo rimorso

di unghie e zolfo, avvicendarsi

di buio intergranulare – l’ego

dei pochi che presero gli occhi

in pegno e noi non si è potuto

sognare mai ad alta voce.


Marco Esposito, Alma Poesia

Marco Esposito (Bari, 1977), musicista e tecnico del suono, pubblica nel 2020 la sua prima silloge, Prima di spegnersi (Eretica). Rientra nei cinque finalisti, per la sezione Inediti, della prima edizione del Premio Rilke - Duino Aurisina (2021). A seguire pubblica dieci testi inediti, prendendo parte all’antologia di nuovissima poesia pugliese I cieli della preistoria (Marco Saya, 2022). Nel 2023 un suo drabble figura nell’antologia Cartoline dalla Puglia (L’Erudita, Giulio Perrone Editore). Si classifica terzo al IV Premio Letterario Nazionale Gianmario Lucini (ed. 2023), nella sezione Poesia Inedita. Nell’autunno del 2023 pubblica la sua seconda silloge, La casa d’oltremare (Italic PeQuod). Alcuni suoi componimenti sono apparsi su quotidiani e blog letterari. Ha inoltre realizzato delle opere video-poetiche, con musiche originali proprie e della compositrice Grazia Bonasia, ispirate ad estratti delle sue pubblicazioni, alcune in collaborazione con i noti illustratori Andrea Serio e Marco Cazzato


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