Nota di lettura a "L'intero senso" di Rossella Tempesta
«Seguite il sole, questo vi dico, il suo calore
e custodite la nostalgia, i ricordi d’infanzia, la
[stridente adolescenza.»
L’intero senso (Delta 3 Edizioni, 2023) di Rossella Tempesta è un volume prezioso, di pregiata fattura, di elevati intenti, di nobili sentimenti. L’intero senso sembra nascere come dono confezionato per i figli dell’autrice, che appaiono i principali destinatari di questa opera dove l’amore pervade ogni virgola, ogni pausa, ogni parola, eppure siamo noi lettori figli di Tempesta, figli di una voce che canta e che avvisa, che consola e che avverte.
Il volume comprende nove raccolte (Dolce domenicale a gennaio, Alla tua porta, Paesaggi d’amore, L’impaziente, All’aria canto-quasi Haiku, Libro domestico, Inequilibrio, L’intero senso, Un futuro) le più importanti dell’autrice pubblicate dal 1998 al 2023.
La sezione che dà il titolo all’opera conduce il lettore in un viaggio alla scoperta dell’intero senso, dapprima «era nella casa, alla partenza / salutata brevemente» poi è divenuto «troppo grande» tanto da far disperdere l’autrice fino a non sentirne più la forza, arrivando poi a comprenderlo «con la notte e la morte davanti, / il senso non era riuscire o fallire, / il senso era avere tempo».
È consapevolezza e crescita, è maturità e devozione, è pensiero e finitezza; per arrivare all’intero senso Tempesta attraversa luoghi (Puglia, Campania, Romagna), fa rivivere persone (Rosina, Attilio, Nicola…). C’è un colore che più di tutti gli altri compare in questa raccolta ed è l’azzurro, come l’orizzonte, il cielo, un gomitolo, uno sguardo ed è simbolo di spiritualità e universalità, di stabilità ed idealismo.
Tempesta afferma che «l’importante è ricominciare» e settembre è il mese ideale per farlo, che proietta verso progetti futuri, verso un nuovo ciclo in cui tutto inizia, anche e soprattutto quando la depressione «verme velocissimo che va mangiando l’anima» e «sfuma all’orizzonte» si affaccia e non lascia. Eppure temporalmente è maggio il mese che più ricorre nel volume dove si intreccia rinascita e fertilità.
In questa antologia Tempesta rende percorribile e luminoso il cammino della vita, tra felicità, libertà e timore della morte, attraverso l’unica risposta plausibile, accettabile e imprescindibile:
«E amore è la spinta,
amore il magnetismo gravitazionale,
amore.»
Dolce domenicale a gennaio
Aspetta
ti faccio un pacchetto
di questo mio amore scomodo.
Ne è troppo
e in questa casa siamo tutti a dieta
e in questa casa tutti sono io.
Tu portalo appeso al dito, per il nastro stropicciato
e dividilo in bocconi radi, durante la mia assenza.
Puoi far sapere al mondo
(dalle briciole sul petto)
quanto questa donna (questa gran piccola)
ti ama.
Anche se inadeguata, marginale.
*
Si può essere ancora svegli a quest’ora
– un’ora che la notte si fa viola –
e ascoltare come suona il tuo nome
con quali piccole sfumature
in ogni avvenimento del giorno.
a quest’ora non mi difendo,
ecco che ti aspetto, mi protendo.
La sera torniamo a casa
e la casa è pure quella un tempio,
ci accade un ristoro che è l’intimo silenzio,
il silenzio delle strade nell’ora di cena,
ci risentiamo il battito, la meraviglia dentro
[quello
il mistero del fiato, che richiusa la porta, esce
[lungo e sospeso
come a un soldato quando ha intuìto che è
[prossima una tregua.
La sera appiana la corsa
e non avremo più scudi, tutte le maschere
cadranno in terra,
con il fragore sordo dell’abbandono.
*
Se rinasco
ti chiedo d’essere una pala eolica
stagliata su di un cielo azzurro come questo
piantata sulle colline dolci e verdi
tra la Campania e la Puglia.
Con i miei bracci roteanti al vento
tutto il giorno a rinfrescare
le giovani spighe di maggio.
Se non si può,
almeno un giglio del campo.
Oppure scegli tu che farai meglio
però almeno un fiore giallo della rucola
o la formica che lo scala.
Un muro a secco di pietra di selce,
un tratturo di campagna,
un mucchio d’ossa di case della masseria
[disabitata.
O una pianta di borragine coi fiori viola,
vicino a quella macchia rossa di papaveri.
Se non si può
allora zolla di terra,
sterco che la concima,
biancofiore d’aglio, serpe di grano.
Se non si può,
qualunque cosa
tranne l’uomo.
*
Le nostre affinità elettive
sono l’altro e la compagnia.
A te non dice la poesia, se non la mia,
a me manca la forza e mi allena
la grande tua.
Noi due Castore e Polluce,
ma tu sei Mercurio alato, non io,
bestiola di palude,
che credeva un tempo
esser stata creata solo per cieli tersi
Invece sono nata tempesta
e ogni cosa in me è furia e limpidezza,
ogni cosa intorno a me infuria e si quieta,
un poco.
Rossella Tempesta è nata a Napoli nel 1968. Vissuta a Terlizzi, Milano, Cattolica, Rimini, Napoli, attualmente risiede a Formia. Si occupa di poesia e cultura anche promuovendone la divulgazione con eventi e iniziative corali. Suoi testi e interventi appaiono sulle riviste Poeti e poesia, La mosca di Milano, Graphie, ClanDestino, AttraVerso, Poesia, Il filo rosso, Farepoesia. Ha ricevuto i Premi Dario Bellezza, Salvatore Quasimodo, Miramare Poesia, Hostaria dal Terzo, Sandro Penna. Autrice di otto libri di poesia, è presente nell’antologia Nuovi Poeti Italiani n. 6, a cura di Giovanna Rosadini (Einaudi 2012).
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