Nota di lettura a "Il passo dell'obbedienza" di Laura Corraducci
Il passo dell’obbedienza di Laura Corraducci (Moretti&Vitali Editori, 2020) è una raccolta densa di significati storici e individuali, dove l’esistenza del singolo non può che intrecciarsi con quella universale. Il passo che qui si cerca di compiere con la poesia riconduce, più che a un movimento, a uno stare, accettando di seguire il dondolio della vita e di obbedire a una volontà più alta di noi, il destino. E allora ecco che nella sezione che dà il nome al titolo dell’intera raccolta si legge: «è questo il tuo modo di stare fra gli uomini / nel silenzio garbato e greve degli occhi», e ancora «e forse tu allora imparasti che il silenzio / è sempre la parola più forte dell’amore». Dietro questa filosofia che ha un “cuore pensante”, per citare Etty Hillesum a cui Corraducci si rifà esplicitamente nella sezione Il rovescio della luce, trapela il senso di responsabilità e di amore per l’altro, l’imparare a soffrire per il dolore altrui, anche il più lontano che appartiene a epoche e tempi remoti (ogni testo della sezione è infatti dedicato alla vita di un altro, che sia il nonno partigiano o il farmacista del ghetto di Cracovia o ancora la stessa Etty Hillesum). Nell’altra sezione dedicata alla storia, Juana la loca, due eroine tragiche, Giovanna La Pazza e la danzatrice nata senza gli arti superiori Simona Atzori, prendono la scena della poesia per far parlare il dolore, e allo stesso tempo per spiccare il volo con la forza della verità e della libertà: «allora sento la vita compiersi ancora / insieme al dolore bagnato di un fiore / nel passo danzante dell’obbedienza».
In un testo di Bon Dylan, Idiot wind, c’è un vento che soffia in ogni intercapedine della vita, insinuandosi come una presenza divina e aleatoria che a volte è il bene, altre il male, altre ancora l’amore («Idiot wind, blowing every time you move your mouth», «Idiot wind, blowing through the buttons of our coats, blowing through the letters that we wrote»). Così nelle sezioni più intime di questa raccolta, Il confine. Atto primo, Le vele e Il confine. Atto secondo, il vento, ma più in generale tutti gli elementi della natura, sembrano prendere parte al quotidiano dei personaggi di Corraducci, mai completamente immersi nel reale ma sempre drammaticamente aeriformi e protesi verso quella vita invisibile che appartiene solo al destino («ha messo casa in questo muro di vento», «rinascerò anch’io sotto forma di vela / accesa e fertile nei giorni di vento / in attesa di mani nelle sere d’inverno», «non servono molte parole alla verità / basta sentire sottovoce il mio nome / e tutto il vento che soffi tu mentre lo dici»). Trasmutare in vele spinte dal vento, e così andare per la vita, con il coraggio della sofferenza e la libertà dell’amore.
è stato qui nel tempo in cui l’uva matura
e il sole si screzia nell’acqua di fiume
dove l’erba resta incolta e dimenticata
e i cani sono mostri da cui difendermi
è stato qui dove il cielo finalmente si è piegato
e abbiamo visto la tenda dimorare nel deserto
queste mani tue a farmi scudo dai fulmini
a disegnarmi tutto lo scheletro sotto la pelle
è stato qui che hai detto che i confini
sono linee scure disegnate solo sulle carte
e che al mondo non si è mai visto alcun guerriero
che abbia vinto una guerra senza uncinarsi il cuore
*
Non sapevi del mondo che comincia di là
dal tempio del figlio smarrito nelle stanze
di una voce di ragazzo che zittisce i maestri
e forse fu allora che imparasti che il silenzio
è sempre la parola più potente dell’amore
*
sul palco mi colpiscono i rumori
il tamburo che batte colpi sulle assi
il legno non chiede mai delle braccia
vede alzarsi polvere dalle ginocchia
fare cerchi e salire verso le luci
in tasca porto sempre qualche libro
le poesie le so leggere coi piedi
Laura Corraducci è nata a Pesaro nel 1974 dove risiede, è insegnante di inglese.
Nel 2007 pubblica il suo primo libro di poesie con Edizioni Del Leone dal titolo Lux Renova.
Suoi inediti sono apparsi su Punto Almanacco della poesia italiana 2014, edizione Puntoacapo, Gradiva con nota critica di Giancarlo Pontiggia, Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea 2, Raffaelli editore. Dal 2012 organizza, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della sua città, la rassegna poetica “Vaghe stelle dell’Orsa” dedicata alla poesia contemporanea italiana e straniera. Nel 2015, per Raffaelli editore, pubblica la sua seconda raccolta poetica dal titolo Il Canto di Cecilia e altre poesie che si classifica al secondo posto nel concorso poetico “Premio di poesia Camposampiero 2016”. Ha scritto e portato in scena il recital poetico Dell’amore, della parola e di altri tormenti. Sue poesie sono state tradotte in lingua spagnola, inglese, olandese, rumena e portoghese. Ha tradotto il libro Dire sì in russo della poetessa inglese Caroline Clark, poesie della poetessa turca Muesser Yehniay e del poeta americano Bill Wolak. Il passo dell’obbedienza, edito Moretti e Vitali, è il suo terzo libro di poesie
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