Nota di lettura a "A grandezza naturale" di Raffaela Fazio
La lettura della silloge di Raffaela Fazio, A grandezza naturale, edito da Arcipelago Itaca Edizioni (2020), ci pone nella giusta prospettiva attraverso cui guardare il mondo e tutto ciò che lo compone, utilizzando uno sguardo che si muove dentro l’esistenza, per cercare elementi spia portatori di senso.
Vi è una fondamentale riscoperta della componente istintiva in grado di leggere nei gesti chiusi della razionalità quotidiana che sempre si sovrappone al vero, andando a fondo per recuperare tutto ciò che abbia una luce autentica, persino se viene ignorato o negato : «non il loto bianco ma la serpe / che risvegliò guizzando». È l’animale, il guizzo istintivo che genera l’azione, «che osa la mossa». Il movimento reale nasce sottopelle.
L’esercizio che genera questa ricerca di significato implica l’adozione di una prospettiva nuova (Prospettiva Inversa è, appunto, il titolo della quarta sezione della raccolta, nonché verso di un testo in essa contenuta). Ne sono un esempio i gesti e le intuizioni dei bambini osservati nella loro crescita, atti che si rivelano piccoli e immensi allo stesso tempo.
Il clamore abbagliante della perfezione cede al difetto, alla crepa, con il margine d’errore con cui bisogna fare i conti: «Ci sono cose così silenziose / da essere vere. / E crescono con te senza un’eco». Dando ascolto alle incrinature, alle cose che parlano con altre voci, ecco che diventa percepibile e individuabile un profondo senso epico che vive negli elementi che costellano la vita, come quello, terribile e meraviglioso insieme, dell’amore.
In questa indagine nell’esistenza, la parola assume un ruolo importantissimo: si fa partecipe e veicolo del significato del dettaglio, divenendo, con la poesia, strumento perfetto per spiegare e dispiegare tutto ciò che è recondito e nascosto, riconoscendolo e superandolo. In questo modo, si recupera anche il delicato luogo della memoria, e gli affetti racchiusi nelle mancanze possono, così, avere ancora una voce. Lo stile stesso dell’autrice è molto pulito, centra il senso di ogni argomento senza sovrabbondanza di elementi linguistici ma concedendosi qualche richiamo interno di suono, con un ritmo che si modula sempre con il sentimento.
Come in dialogo un tra micro e un macro mondo, con le poesie di Fazio, si legge il simbolo parlante di ogni sfumatura umana, per avere un lampo di luce sull’universo dell’esistenza.
Ogni storia ha un tesoro sotterrato nel giardino come un corpicino di usignolo. A quel canto interrotto la notte presta ascolto anche se la terra è un negarsi di memoria e di sostrato.
Non c’è amore – mi si dice – che è sprecato.
*
Dopo tanto andare ti accorgi che non serve partire. Che sottovoce il senso delle cose è ancora là dove accosti l’orecchio e l’ombra riposa nell’ombra più grande.
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Che strana forza il sonno che ti rapisce al mondo. Che strana forza il pianto che ti rapisce al sonno. Che strana forza la forza che mi concedi quando né al mondo né al sonno cedi ma sul mio petto. D’un tratto mi riconosci e di me ti avvolgi. Mentre ti cullo cresci oltre i recinti e le siepi bugiarde. In spazi di istinti dove non ho ricordi.
*
Da quando ti ho visto negli occhi due lapilli più nulla succede. Solo scorribande di stolti e di drappelli. Da allora sotto l’erba, dentro la cinta porosa sono l’attesa di una città sepolta.
Raffaela Fazio è nata ad Arezzo nel 1971 e vive a Roma, dopo aver vissuto in vari paesi europei dal 1990 al 1999 (Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera, Belgio). Le sue raccolte di versi: Corolle (1987, Premio Giuseppe Dessì), Per ogni cosa incompiuta (2008), A un filo più lento (2010), Ogni onda è il mare. Rime da regalare (2011), A garante il mistero (2012), La boîte (2013), L’arte di cadere (2015, prefazione di Paolo Ruffilli), L’ultimo quarto del giorno (2018, prefazione di Francesco Dalessandro), Midbar (2019, prefazione di Massimo Morasso), A grandezza naturale (Arcipelago Itaca 2020), Meccanica dei solidi (Puntoacapo, traduzione inglese di P. Williamson, prefazione di P. Ruffilli, postfazione di G. Pontiggia). Laureata in lingue e politiche europee (Grenoble) e specializzata in interpretariato (Ginevra), ha poi conseguito un diploma in scienze religiose ed un master in beni culturali della Chiesa, interessandosi in particolare all’iconografia cristiana.
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