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"I Fumetti di Alma" (XII Appuntamento)

Immagine del redattore: Andrea BraminiAndrea Bramini

IL RE BIANCO: POESIA ESISTENZIALISTA A FUMETTI


Con Il re bianco Davide Toffolo parte da un gorilla albino per parlare di solitudine e unicità.


Davide Toffolo, Il re bianco, Fandango, Alma Poesia

Copito de Nieve (Fiocco di Neve in italiano) fu il nome dato a un gorilla catturato nel 1966 in Guinea Equatoriale e portato successivamente allo zoo di Barcellona, del quale divenne una delle attrazioni principali e maggiormente caratteristiche per via della sua particolarità genetica: il pelo completamente bianco, che lo rendeva l'unico esemplare albino della sua specie al mondo.

 

Davide Toffolo, fumettista e leader del gruppo musicale Tre Allegri Ragazzi Morti, è stato da sempre colpito dalla storia dell'animale e da quello che significava questa sua caratteristica, ma faticava a trovare la chiave con cui parlarne in una graphic novel: la necessità narrativa divenne impellente quando nel 2003 si diffuse la notizia che Copito de Nieve stava morendo a causa di un tumore alla pelle, probabilmente correlato alla sua anomalia genetica.

Fu l'occasione per l'autore di compiere un viaggio di commiato a Barcellona, per dare un ultimo saluto al gorilla prima della sua scomparsa (sarebbe deceduto il 24 novembre di quell’anno) e per provare a svolgere alcune riflessioni più generali all’interno di un racconto quasi autobiografico, nel quale l’autore mette sé stesso al centro della vicenda usando proprio la sua ultima visita al gorilla bianco come ossatura del fumetto, sulla quale innestare i suoi pensieri: Il re bianco, originariamente edito da Coconino Press.

 

L'unicità di Fiocco di Neve viene, a un primo livello, comparata con la natura dei fumettisti e dei lettori di fumetti, sorta di “bestie rare” nel panorama tanto culturale quanto hobbistico e non pienamente compresi da chi non appartiene a questa “tribù”.

In tal senso risulta emblematica la scena di dialogo tra Toffolo e un anziano signore che, sul traghetto per Barcellona, lo vede disegnare prima di sbarcare: le domande dello sconosciuto, nella loro innocente curiosità, tradiscono una profonda difficoltà nel comprendere le sfaccettature della nona arte e le sue potenzialità comunicative, rendendo il protagonista decisamente solo nel suo lavoro, forse addirittura incompreso all'interno di un sistema che riesce con molta difficoltà a dare dignità a una forma comunicativa che si esprime tramite “disegnini”.

 

Il concetto viene presto espanso attraverso i pensieri che Toffolo condivide dapprima con sé stesso e poi con Sara, una ragazza che incontra poco prima di approdare in terra spagnola.

La solitudine e la sensazione di sentirsi incompresi dagli altri è un sentimento comunissimo che prima o poi interessa quasi tutti nell'arco della vita e, come una sorta di metafora, la figura di Copito de Nieve diventa un monumento vivente a questo sentimento: uno scoglio abbandonato colpito dai marosi delle onde, un essere grandioso e visibile da lontano ma comunque trattato con diffidenza più che con deferenza, a causa di quell'elemento che lo dovrebbe rendere straordinario e rimarchevole ma che in realtà viene istintivamente circoscritto sotto la sfera del diverso, che quindi provoca un iniziale senso di stupore ma anche di timore.

Una tematica così fondante da portare, verso la fine del fumetto, a una scena molto intensa, con una tavola divisa in quattro grandi vignette di uguale dimensione, in cui Davide si rivolge alla statua di Charles Darwin chiedendo:

“Vorrei… vorrei sapere… perché siamo così soli?”

 

Il gorilla albino assurge quindi, a livello metaforico, a emblema di quella unicità quasi crepuscolare e struggente dell'esistenza umana, sensazione accentuata dalla razza animale in questione: il gorilla è la bestia più simile all'essere umano che esista in natura, una sorta di specchio deformato di noi stessi nel quale possiamo riconoscere al contempo elementi in comune e di differenza con noi.

Non a caso il terzo capitolo del libro si apre con due tavole in cui Davide e Sara dialogano delle proprie passioni - fumetto e fotografia - visualizzati come due scimmie intente a spulciarsi; inoltre, in una sorta di sintesi di queste considerazioni, il quarto capitolo si apre con una lunga didascalia che recita così:“È come guardarsi allo specchio. Così simile a noi e allo stesso tempo così alieno. E ora, poi, malato di cancro. La caricatura di un uomo. Le rughe della sua faccia e quello squarcio sotto l’ascella destra.

Forse è a causa di questi occhiali che ho trovato, ma mi sembra di non averlo mai visto così vicino. Uno strano senso di pietà e la sensazione di poter avere un rapporto che non passa attraverso la parola. Che sia davvero la telepatia la nuova frontiera della comunicazione tra i viventi? Penso davvero di capire quello che ha in testa.”

 

Concetti simili a quelli espressi da Italo Calvino, che nel suo racconto Palomar aveva dedicato alcuni passi proprio a Copito de Nieve, citati nel frontespizio de Il re bianco:

“Un lento sguardo carico di desolazione e pazienza e noia, uno sguardo che esprime tutta la rassegnazione di essere l’unico esemplare al mondo d'una forma non scelta, non amata, tutta la fatica di portarsi addosso la propria singolarità, tutta la pena d’occupare lo spazio e il tempo con la propria presenza così ingombrante e vistosa.”

 

Il meccanismo della metafora si affina poi nel concetto di straordinario tra gli ordinari, che in fondo è semplicemente un’altra forma di solitudine: la popolarità è anche sinonimo di qualcosa che traccia una linea tra il “vip” e gli altri e in questo modo implicitamente allontana dalle “persone comuni”.

In un’efficace vignettona Toffolo ritrae Fiocco di Neve vestito come Elvis Presley, immagine talmente d’effetto e calzante per la sua idea del personaggio da essere usata nel 2018 come spunto per il disegno di copertina della riedizione pubblicata da BAO Publishing; tra l'altro, oltre che “in spirito”, i due sono accomunati anche dal bianco, colore della mise più tipica del cantante.

Come Elvis era il re del rock, il gorilla albino era il re della giungla e, successivamente, dello zoo di Barcellona, del quale era diventato l’attrazione principale: “Una vita violata dallo spettacolo. Una vita votata allo spettacolo”, per dirla con le parole dell'autore.

Quando Copito de Nieve appare per la prima volta, verso metà dell’opera, Davide specifica alla sua amica

“È la star, conosce i tempi dello spettacolo”,

facendo riferimento al fatto che prima di mostrarsi al pubblico assiepato davanti alla sua gabbia erano comparsi i suoi nipoti e sua figlia, tutti rigorosamente di manto scuro.

Peraltro questo passaggio è così focale che il fumettista gli dedica una spread page nella quale la possente figura giganteggia sulle pagine in maniera catartica e imponente, rendendo davvero bene la sua mole e le sue caratteristiche fisiche grazie a un segno dettagliato in ogni particolare del volto, del torace, delle zampe e dei peli.

 

L’ultimo sbocco poetico che si può individuare ne Il re bianco - intendendo la poesia come modo “altro” di vedere il mondo, gli esseri umani e i fattori che in qualche modo li caratterizzano e possono essere usati per decodificarli - è la riflessione sull’antropocentrismo: attraverso l’aneddoto di Toffolo relativo alla prima volta che vide Fiocco di Neve, durante la quale il gorilla mangiò le proprie feci tra le reazioni inorridite di molti visitatori, l’autore ragiona sulla supponenza del genere umano, che si erge al di sopra di tutto quello che in qualche modo gli ricorda la propria natura animale additandolo come  sbagliato o offensivo.

Il discorso avviene tra Davide e Sara mentre sono nudi: l’esposizione del corpo nella poetica dell’artista è un elemento ricorrente, che potrebbe nascondere anche una parte voyeuristica ma che in questo contesto assume un significato più profondo. Spogliando i protagonisti umani, li si avvicina al protagonista animale togliendo quella che di fatto è la prima differenza visibile tra “noi” e “loro”.

Non è un caso che, alla fine del sesto capitolo, in una sorta di visione onirica Davide si toglie i vestiti di fronte a Fiocco di Neve mettendosi vicino a lui per spulciarlo, da pari, imitato da una Sara altrettanto nuda.

 

La colorazione, nella riedizione Coconino Press del 2010, si gioca quasi interamente sulla bicromia tra un marrone sporco e un arancione acceso, il quale contraddistingue molti ambienti e in particolare il corpo delle persone: una caratterizzazione cromatica singolare e che rende esteticamente intrigante il lavoro complessivo, il quale vive del segno sintetico e immediato di Toffolo, capace di raffigurare diversi tipi di esseri umani con poche linee e un paio di accessori.

Discorso diverso per quanto riguarda i gorilla, per i quali l'artista sfoggia uno stile quasi naturalista dotato di precisione e cura per l'anatomia animale e per la recitazione, quanto più vicina ai movimenti e alle pose delle controparti reali.

In ogni caso il tratto del disegnatore si presta alle atmosfere intimiste del suo lavoro, in particolare per quei momenti staccati dalla realtà che vengono accentuati da una totale assenza di sfondo e con i soli personaggi in scena.

Fanno eccezione le pagine finali, nelle quali Davide Toffolo immagina di caricarsi sulle spalle un redivivo Fiocco di Neve, nella realtà ormai deceduto, per accompagnarlo in una foresta come quella in cui era nato: in quel caso, da vuote le vignette si arricchiscono di un’ambientazione fatta di alberi e fogliame, per quanto accennati e mantenuti eterei, mentre il grande gorilla albino ringiovanisce a vista d'occhio, torna bambino e riabbraccia le sue origini lontane e inconsapevoli: un congedo malinconico e a suo modo poetico per salutare questa figura e tutte le istanze di cui si è fatta involontariamente portatrice.



Il re bianco, Davide Toffolo, Alma Poesia

Il re bianco, Davide Toffolo, Alma Poesia

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