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Immagine del redattoreValentina Demuro

"I Fumetti di Alma" (VII Appuntamento)

Poesia tra la vita e la morte: Il porto proibito

 

Ne Il porto proibito, graphic novel di Teresa Radice e Stefano Turconi edita da BAO Publishing, la poesia assume un ruolo fondamentale per comprendere e vivere la storia narrata.

 

In una mattina di inizio luglio del 1807, sulle coste del Siam un giovane naufrago viene rinvenuto da William Roberts, primo ufficiale di fregata al servizio di Sua Maestà britannica: Abel non ricorda nulla di sé e del suo passato, a parte il suo nome, ma mostra velocemente attitudine alla vita di mare e spiccato istinto verso le conoscenze di navigazione.

Accompagnato mesi dopo nella cittadina inglese di Plymouth, alloggia presso la locanda delle tre sorelle Stevenson, figlie di un capitano di vascello scomparso e ritenuto colpevole di furto, omicidio e tradimento.

Mentre la sua nuova esistenza si fonde con quella delle ragazze, la strada per ritrovare sé stesso sembra passare attraverso l’incontro con Rebecca Riordan, tenutaria del bordello Pillar to Post, che nonostante l’iniziale ostilità decide di prendere Abel sotto la sua ala in una sorta di iniziazione culturale tramite la lettura di poesie e poemi, che disseminano inconsciamente nel protagonista semi utili a fargli ritrovare la sua identità.

 

Il porto proibito è una graphic novel scritta da Teresa Radice e disegnata da Stefano Turconi, pubblicata da BAO Publishing a maggio 2015, che segna l’esordio dei due autori - coppia anche nella vita - con l’editore milanese e con un'opera fuori dal circuito per ragazzi.

Il racconto, intenso e dalle molteplici sfumature, si presenta come il fortunato incrocio di diversi elementi, riferimenti e spunti che si amalgamano in maniera omogenea tra loro, giungendo a un risultato di grandissima potenza (per una recensione completa dell’opera si rimanda a https://www.lospaziobianco.it/porto-proibito-viaggio-intenso-mare-vita/).

Tra queste istanze ricopre particolare importanza la poesia: uno dei pilastri su cui si basa questa storia di mare, un vero e proprio faro per l’impianto narrativo e una sostanza che pervade la maggior parte dei momenti.

 

Poesia esplicita


Quando all’inizio del secondo atto iniziano a venir raccontati gli incontri segreti tra Abel e Rebecca, inevitabilmente vengono riportati stralci di poesie realmente esistenti, liberamente tradotte per l’occasione dalla sceneggiatrice e per ovvi motivi praticamente tutte di autori inglesi, a parte qualche significativa eccezione (come alcuni passi della Bibbia).

In particolare sono il romanticismo inglese e le lyric ballads a farla da padrone: William Wordsworth, William Blake e Samuel Taylor Coleridge sono molto presenti tra le pagine de Il porto proibito, letti dal protagonista come una sorta di guida spirituale.

Non a caso a un certo punto riflette che “più io leggo a lei, più lei sembra… leggermi dentro. È difficile da spiegare. È come se… raccontasse qualcosa di me attraverso le opere che sceglie.”

 

La misteriosa proprietaria della casa di tolleranza intravede infatti in qualche modo una parte della verità legata ad Abel e ha scelto la forma della poesia per tentare di farla emergere.

D’altronde Radice, per bocca del ragazzo, dichiara esplicitamente a un certo punto che “credo che ogni poesia desideri trovare la strada per parlare al cuore di chi la ascolta e farsi intimamente sua! E quando succede… chi l’ha scritta ha assolto al suo compito, no? Il compito di un seminatore di emozioni…”

 

E dunque Abel legge ad alta voce, apparentemente a beneficio di un’assorta Rebecca ma più intimamente in una inconsapevole introspezione: d’altro canto, come gli dice la donna più avanti: “non disprezzare le storie. Una moneta perduta si ritrova grazie a una candela che non vale nulla. La verità più profonda si può trovare grazie a una semplice storia.”

 

Questa funzione catartica e fondativa della narrativa è un filo rosso nella poetica di Radice: in Tosca dei boschi (BAO Publishing, 2018), per esempio, fa esclamare alla protagonista “Ma non c’è da scherzare con le storie, sai? Sono cose potenti. Cose che possono dare una svolta a una vita intera”.

 

Allora il protagonista può cogliere frammenti di sé da testi come

 

Il mio cuore sobbalza quando vedo

Un arcobaleno nel cielo:

Così fu quando la mia vita cominciò;

Così è adesso che sono un uomo;

Così sia quando sarò diventato vecchio,

O fatemi morire!

Il Bambino è padre dell’uomo;

E io potrei desiderare che i miei giorni fossero

Legati l’uno all’altro dalla devozione per la natura.

 

da Arcobaleno di William Wordsworth, o come

 

Il porto proibito, Alma Poesia, Lo spazio bianco

nella quale compare una selezione di aforismi tratti dai Proverbi dell’Inferno, presenti ne Il matrimonio del Cielo e dell’Inferno di William Blake.

Sempre da Blake sono tratti i versi di Infant Joy che Abel recita tra sé e sé dopo un’esperienza tanto potente da essere assimilabile a una seconda nascita:

 

Io non ho nome,

non ho che due giorni.

Come ti chiamerò?

 

Sono felice, Gioia è il mio nome. Dolce gioia sia con te!

 

Cara gioia!

Dolce gioia di soli due giorni,

dolce gioia ti chiamo:

 

tu sorridi,

io canto ancora,

dolce gioia sia con te.

 

Che siano in didascalie o in balloon, i testi delle poesie trovano spazio e centralità all'interno della vicenda, e il loro essere riportati fedelmente al lettore, così come appaiono ai protagonisti che le stanno leggendo a loro volta, permette un'immersione tanto diegetica quanto extra-diegetica: siamo al contempo seduti a fianco di Abel, condividendo la sua esperienza, e siamo fuori dall'opera godendo dei versi dei romantici.

Il fatto che Radice abbia voluto tradurre direttamente dall'originale inglese invece di appoggiarsi a traduzioni già esistenti rende inoltre l’operazione ancora più sentita, perché le scelte lessicali compiute sono volte a una maggior immersione nell'insieme narrativo che si viene a creare.

 

La ballata del vecchio marinaio


La poesia che più di tutte si rivela centrale ne Il porto proibito è The rime of the ancient mariner di Samuel Taylor Coleridge.

La struggente ballata, celebre per l'immagine dell'albatro ferito a morte da un incauto marinaio, trova infatti diversi punti di contatto con la vicenda di Abel: in un'intervista (https://www.lospaziobianco.it/porto-successo-intervista-radice-turconi/) la stessa sceneggiatrice rivela che, come il protagonista della poesia, anche lei aveva l'esigenza di raccontare questa storia, che si basa su due persone care prematuramente scomparse. Nel caso dei versi di Coleridge si trattava di una maledizione, nel caso di Radice era qualcosa che macerava dentro e gridava a gran voce di voler uscire in qualche forma.

La forma è stata, alla fine, quella di un'opera che guarda a grandi storie di mare come L'isola del tesoro o Master & commander e flirta con l'immaginario inglese ottocentesco, ma che al suo interno - come si accennava all'inizio - contiene multiformi riferimenti e sensibilità.

 

La ballata del vecchio marinaio torna in più occasioni nel fumetto: è ovviamente tra le letture che il protagonista compie per Rebecca, ma torna prepotentemente anche quando Abel capisce chi è realmente. In seguito apprendiamo che Abel la racconta alla ciurma della Last Chance, la nave su cui si imbarca casualmente dopo una disavventura al porto, e in generale attraversa diversi momenti del racconto: la stessa Rebecca ci si rivede molto, del resto, e tramanda quindi tale componimento a più riprese.

 

Il focus è su versi quali

La brezza cessò, le vele caddero…

e parlavamo solo per rompere il silenzio del mare

 

[...]

 

Giorno dopo giorno, giorno dopo giorno,

noi bloccati, non un respiro, né un movimento

inerti come una nave dipinta

su un oceano dipinto

 

[...]

 

Acqua, acqua dappertutto

e le tavole della nave si restringevano!

Acqua, acqua dappertutto,

e non una goccia da bere!

 

[...]

 

Aveva rosse la labbra, e sinceri gli occhi

e ricci dorati

e la pelle bianca come la lebbra

Ella era l’incubo Vita-in-morte

che rende gelido il sangue dell’uomo

 

Il poema è ricco di suggestioni gotiche, di atmosfere sinistre e oscuri presagi: il gesto sacrilego del marinaio porta sventura sulla sua nave, preda delle entità individuate come Morte e Vita-in-morte che si giocano a dadi il destino dell’equipaggio, che perisce interamente con la sola eccezione del protagonista, condannato a raccontare la vicenda all’infinito.

Oltre alle immagini conturbanti della trama, ci sono diversi punti di contatto tra The rime e la storia di Radice e Turconi, motivo per cui La ballata del vecchio marinaio acquista una forte centralità all’interno del fumetto, tanto da venire citata a più riprese.

 

La poetica del bello di Teresa Radice


La poesia, ne Il porto proibito, non è presente solo attraverso le citazioni a grandi autori. La stessa sceneggiatura è pregna di passi che possiamo definire poetici, se non nella forma codificata dalle regole del genere, sicuramente nelle suggestioni che suscita l'accurata scelta delle parole da parte di Teresa Radice.

 

I dialoghi o i monologhi interiori dei personaggi appaiono infatti molto spesso piuttosto articolati e dalla forma letteraria e carezzevole: dotati di una personalità profonda, romantica e tormentata, i due personaggi al centro dell'intreccio evocano attraverso le parole immagini decisamente poetiche, perché veicolano emozioni e pensieri che trasfigurano la realtà per farle assumere un aspetto più etereo e alto.

Anche un'altra figura, quella del discreto compagno di Rebecca, dal terzo atto in poi si fa portatore di questo tipo di suggestioni: il capitano McLeod dà voce ai propri dubbi e inquietudini tramite frasi curate e parole sempre ben dosate, e quando si confronta con il suo primo ufficiale gli scambi passano agilmente dal poetico al filosofico, grazie alle massime maomettane di quest'ultimo.

In particolare nelle ultime tavole è proprio McLeod a farsi portavoce di molte delle istanze del libro, travolto dalla nostalgia e dal senso di riconoscenza nei confronti della sua innamorata e di quel ragazzino tanto speciale: sono termini intensi e che solleticano l'animo del lettore, dimostrando una volta di più quanto Radice sappia scegliere con cura le singole parole da usare per commuovere e comunicare. Se non è poesia questa!

 

Non era comunque una novità per la sceneggiatrice: anche nella sua produzione per il settimanale Topolino ha cercato, in particolare nella fase più tarda della sua carriera disneyana, di inserire elementi smaccatamente poetici, sempre con la complicità del marito.

Un esempio su tutti è il penultimo episodio della serie Pippo Reporter, che ambienta le vicende negli anni Venti del secolo scorso e che vede il protagonista nei panni di cronista d'assalto: in Estate a Green Pond Pippo frequenta una famigliola di una zona rurale, legata tanto alla semplicità della propria condizione quanto alla passione per la scrittura poetica. È l'occasione per citare una serie di celebri autori opportunamente “disneyanizzati” nel nome e nelle fattezze, ma anche per abbandonarsi a tavole dove le didascalie dettano il ritmo grazie alle parole contenute, una vera e propria ode alla natura e alla pace che quel luogo regalava a un bambino di città che vi passava tutte le estati.

Un momento piuttosto lirico che quasi destabilizza, utilizzato con questa impostazione, in un fumetto Disney, ma che al contempo permetteva di far fare uno scatto alla storia, di interpretarla in una chiave più intensa e di distinguerla della produzione media del libretto, in una sorta di educazione al bello che nel ciclo di Pippo Reporter era già passata attraverso musica, letteratura, cinema e arte.

 

Il porto proibito si può quindi considerare un libro poetico a tutti gli effetti e non solo per le citazioni, i riferimenti letterari e il linguaggio, ma anche per il suo precipuo valore estetico. Innanzitutto, come nella più efficace delle poesie, nessuna parola o tavola è superflua. Si mantiene costante l’intensità del racconto in ogni elemento che lo compone, modulata sempre dal tenore della scena rappresentata. Senza diluire nulla, quindi, le emozioni e le sensazioni che il lettore prova sono il frutto di una narrazione intensa, di cui il codice comunicativo non perde mai la sua forza.

Inoltre, la storia si snoda su diversi livelli di lettura. L’evoluzione del racconto è ricca di elementi simbolici, metafore e analogie che fanno di questo fumetto una poesia per immagini. Le sospensioni evocative, vengono rese magnificamente quando il tratto si fa quasi bozza, accenno, intuito di matita che ci mostra quello che c’è nel cuore dei personaggi, le dimensioni della loro anima.

Un ruolo molto importante è inoltre quello riservato al silenzio, che proprio per questo ha un’enorme potenza comunicativa. Gli sguardi tra Rebecca e MacLeod nei momenti intimi in cui si conoscono, o il silenzio nella sequenza che racconta il loro avvicinamento nel letto fa intuire tutta la tenerezza e l’intensità del sentimento che li unisce. Allo stesso modo, le scene mute in cui MacLeod, tra gli sguardi tristi delle ragazze del Pillar, raggiunge le scale ed entra nella stanza della sua amata per scoprirne poi l’assenza, non solo ci comunicano l’apprensione e il dolore dell’uomo, ma lo stesso silenzio che era “parlante” tra di loro, si trasforma nell’incomunicabilità totale, è il silenzio profondissimo che sentiamo quando ci rendiamo conto che non parleremo mai più con le persone che abbiamo amato.

 

In sintesi, si potrebbe effettivamente concludere che la poetica di Teresa Radice, in quasi ogni fumetto che abbia scritto negli ultimi quindici anni, è imperniata proprio nella ricerca del bello in senso ampio, che viene individuato in particolare in ogni forma artistica e nella profondità delle relazioni umane e che l'autrice cerca di far emergere attraverso una scrittura misurata, musicale, dolce e appunto poetica.

 

Disegnare la poesia


Tutte le considerazioni espresse fin qui per Il porto proibito funzionano e trovano pieno compimento se accompagnate all'analisi dei disegni.

Di per sé, infatti, una storia avvincente, ricca di temi di valore e scritta con un certo gusto per le parole non sarebbe sufficiente a rendere rilevante e vincente un fumetto, che è e rimane una forma d'arte e di comunicazione prettamente visiva.

 

Già nel 2015 Stefano Turconi aveva ormai raggiunto una certa sinergia con Teresa Radice, avendo alle spalle diverse collaborazioni fumettistiche ed essendo una coppia anche nella vita, oltre che artistica.

Il processo creativo della graphic novel è stato quindi caratterizzato da uno scambio continuo di confronti e suggestioni, nonché di riflessioni comuni svolte in tempo reale su come rendere graficamente la sceneggiatura.

 

La tecnica utilizzata è quella della matita pura e semplice: come diceva lo stesso disegnatore nell'intervista di cui sopra:

“Dopo aver fatto varie prove è uscita fuori la matita, che è lo strumento con cui mi sento più a mio agio in assoluto. Io non sono bravo a inchiostrare, non ho la pazienza per usare il pennello, mentre il tratto a matita mi piace molto. [...] Allora ho iniziato a prendere tutte le matite che trovavo, a cominciare dalla 2H fino alle 6B, pezzi di grafite di varie misure e ho fatto una serie di prove finché non ho trovato lo stile giusto. Questo stile graffiato e veloce funzionava proprio per la storia. E in più potevo uscire dai bordi, potevo muovere la gabbia, in questo caso molto libera, differenziandomi dal classico modo in cui lavoro su Topolino.”

 

L'effetto estetico risulta in effetti efficace: il tratto è apparentemente grezzo, ma in realtà basta poco ad accorgersi della cura che l'artista riversa in ogni vignetta. Si notino per esempio i volti di tutti i personaggi, compresi quelli secondari e di sfondo, così come l'attenzione riservata agli abiti, che denotano in prima battuta la ricerca compiuta per essere il più fedele possibile al vestiario dell'epoca.

Il lavoro sulle navi è un altro elemento che denota gli studi che il disegnatore ha affrontato per trasporre su carta l'immagine corretta delle vele, degli alberi, dei cannoni e di ogni singola parte che costituisce un'imbarcazione di quel tipo.

Le onde del mare, infine, appaiono particolarmente maestose nonostante siano rappresentate per sottrazione, con piccoli segni.

 

Tra le tante sfide che ha affrontato Turconi per l'opera, però, sono sicuramente degne di nota le scelte di regia e i vari escamotage per rendere accattivanti le scene in cui è la lettura poetica al centro della narrazione.

In questo caso il racconto per immagini deve trovare il giusto equilibrio per accompagnare le parole e al contempo non farsi schiacciare dalle stesse: le soluzioni individuate sono varie e interessanti.

Ci sono i diversi cambi di inquadratura nella stanza di Rebecca, quando Abel è intento a leggere per lei: in ogni vignetta i personaggi sono seduti in posti e posizioni diverse, lo spazio viene visto da diversi punti di inquadratura e ci si concentra sugli sguardi, ogni volta colti in diverse espressioni.

 

C'è poi la scena in cui il giovane recita una poesia alla più piccola delle sorelle Stevenson: sfruttando il contesto di una gita in barca, Turconi ha modo di disegnare scorci suggestivi che ben accompagnano le parole di William Wordsworth tratte da It is a beauteous evening.

Quando si tratta dei Proverbi dell'Inferno, invece, decide di riempire una splash page di arabeschi e decorazioni che attorniano le didascalie contenenti i vari versi, mettendo quindi disinvoltamente in primo piano il testo, in questa occasione, per sottolineare l'importanza del momento.

Infine, nelle tavole che accompagnano il lettore alla conclusione del libro, le parole di McLeod riecheggiano su sfondi aperti e solari, con il mare a suggerire un dolce infinito: le parole usate da Radice sono cariche di speranza e malinconia e quei disegni su ambientazioni così ampie suggeriscono proprio la serenità che nonostante tutto la sceneggiatura voleva lasciare.

 

Il porto proibito si configura quindi come un’opera che attinge a piene mani dalle varie suggestioni delle poesie romantiche inglesi per creare un sostrato che riecheggi quel tipo di fascinazione e per dare un solido scheletro al racconto.

Con un segno che sfrutta tutte le sfumature del bianco e nero, infine, il libro si presenta anche esteticamente come un prodotto d’altri tempi per una storia che parla di sentimenti immortali.


Andrea Bramini & Valentina Demuro









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