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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

«I corpi espunge i valori alle parole»: recensione a "Sommario dei luoghi comuni" di M. Zaffarano


Il luogo comune come «luogo formale», che accomuna «tutti i soggetti». Questo, almeno, stando all’epigrafe di Roland Barthes che apre il Sommario dei luoghi comuni (Nino Aragno, 2019) di Michele Zaffarano, e che imprime a tutta la raccolta una precisa chiave di lettura. Come interpretare, infatti, la calcolata soppressione della voce autoriale, tanto dal testo che dal paratesto (la Nota finale si limita a sua volta a riportare tre citazioni, da Marx-Engels, John Dewey e Paul McCartney), se non come un tentativo di sottrarre la poesia all’egemonia di un soggetto isolato, alla sua pretesa di verità e al suo punto di vista di testimone privilegiato?

Zaffarano, autore di punta della cosiddetta scrittura di ricerca e attento traduttore di poeti sperimentali francesi (uno su tutti, Christophe Tarkos), mette in pratica l’assunto barthesiano attraverso dispostivi testuali apparentemente freddi, anonimi, giocati su calcolate strategie di camuffamento della voce lirica, ma anche su una diretta manipolazione della grammatica e della sintassi (come la mancata concordanza tra verbo e soggetto; l’uso arbitrario della copula; la coniugazione sbagliata dei verbi dipendenti; la distorsione di alcuni avverbi, ecc.). Ciò che ne risulta è una serie di spazi testuali sgrammaticati e dislessici, composti, più che di versi, di stringhe di testo in apparenza libere da regole prosodiche riconoscibili, e che nonostante il tono analitico o pseudo-accademico da trattato in versi, rilanciano continuamente i propri argomenti in una sorta di diffrazione straniante, come se la singola poesia fosse il risultato di una sovrascrittura di più testi. Un effetto glitch, tratto che accomuna Zaffarano ad altri autori dell’area di ricerca, come ad esempio Marco Giovenale.

Di cosa tratta, dunque, questo Sommario? Gli oltre cento testi del volume sembrano imbastire una specie di percorso pedagogico, che metta a nudo i rapporti, mobili e proteiformi, tra le parole e le idee («[...] le parole usa i possibili mezzi alle idee»; «Le parole spiega delle idee»), o tra queste e il mondo materiale. Nella zona franca del «luogo comune» si realizza, insomma, il sogno universalistico di un’umanità che guardi al proprio linguaggio dall’esterno, che ne sciolga le opacità e ne ridiscuta l’egemonia.


23 (4:1)

I corpi espunge i valori alle parole

desanima alle parole i valori nei fatti

è accetta nei fatti nelle complessività

coincide nei fatti con le strettezze

coincide con le posizioni le erezioni

le posizioni è le erezioni con le strettezze

le erezioni passa dalle lettere nei fatti

è le forme delle complesse relazioni

è forma le forme delle complesse fatue relazioni

le erezioni è le strette fatue forme delle relazioni


29 (5:2)

I movimenti dei silenzi racconta le emozioni

i movimenti dei silenzi dipana le emozioni

discastra le emozioni dalle parole

astrae le astratte emozioni dalle condizioni

i movimenti dei silenzi imprime le velocità

le velocità i movimenti risponde le emozioni

media i trattamenti le emozioni

respira ancora i meravigliosi incidenti

resiste ancora le meravigliose emozioni

stringe ancora sulle astratte forme delle lingue


118 (3:9)

I pensieri è con le lingue del mondo

gira attorno con le lingue del mondo

non è le riflessioni sopra i pensieri

è le riflessioni sopra le ipotesi delle conoscenze

va via negli assiemi delle conoscenze

delle conoscenze gira sopra i pensieri sui sé

con le chiarificazioni presta i pensieri sui sé

chiarifica sui sé negli assiemi delle conoscenze

gira le riflessioni sopra i pensieri sui sé

gira sopra le altre ipotesi delle conoscenze


11 (1:11)

Le idee parte

le idee parte verso ai terrori

le idee appartiene ai terrori

le idee terrorizza

le idee è le sofferenze

le idee soffre

le idee garantisce

le idee garantisce verso le idee

le idee garantisce verso alle sofferenze

ogni persone soffre con le ansie le idee

ogni persone garantisce con le ansie le sofferte idee


Michele Zaffarano (1970) è poeta, traduttore, editor e libraio. Molto attivo nel campo della divulgazione delle scritture di ricerca, nel 2006 è tra i membri fondatori del sito gammm.org. Attualmente dirige la collana ChapBooks della Tic Edizioni ed è redattore della rivista francese Nioques. Nel 2009 una sua serie di prose sperimentali intitolata Wunderkammer è apparsa nell’importante volume collettivo Prosa in prosa (Le Lettere, ora ristampato da Tic Edizioni, 2020), mentre è recentissima la traduzione dal francese di Anacronismo di Christophe Tarkos (Tic Edizioni, 2020). Tra i suoi libri di poesia, si ricordano: Bianca come neve (La Camera Verde, 2009); Cinque testi tra cui gli alberi (più uno) (Benway Series, 2013); Paragrafi sull’armonia (ikonaLìber, 2014); Todestrieb (Arcipelago, 2015); La vita, la teoria e le buche (Oèdipus, 2015); Power Pose (Edizioni del verri, 2017).

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