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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Gli inediti di Vanni Schiavoni

Questi testi di Vanni Schiavoni, che costituiscono l'incipit di un'ottima raccolta di prossima pubblicazione, mettono a fuoco con compiutezza alcuni dei temi cari alla poetica dell'autore, primo tra tutti lo spostamento contestuale nello spazio e nel tempo che qui si manifesta attraverso la figura dell'atleta, emblema di forza e bellezza fisica ma anche di rigore, compostezza e perseveranza. Mutuato sui modelli antichi della tradizione ellenistica, il soggetto impegnato nell'attico ginnico è anche individuo portatore di una storia, la propria, immersa in una più grande, che l'esito delle proprie prodezze, insieme all'arte, contribuiranno a tenere raccontata. Schiavoni, con un uso sapiente della parola e una raffinata costruzione del verso, riesce a ricreare una temporalità circolare, nella quale a diventare senza epoca sono le paure e le angosce dell'uomo e, contestualmente, le sue virtù e le imprese di cui è capace, destinate a permanere nel bronzo, sulla carta e dentro chiunque si assuma il compito di tramandare.



Si ricompone in superficie a pezzi

il figlio di Eeto che era stato tradito

in un sentimento aspro che annienta

e come parti del corpo di Assirto

lungo il canale che porta a Lussino

sale dal residuo degli abissi di Cherso

la tua vita bronzea di Apoxyómenos.


Strappato all’abbraccio asfittico della dimenticanza

a un sonno posato di lato e uno sull’altro

venti i secoli e quaranta i metri da contare

col modo infinito della tua adolescenza

riposata nell’acqua quarnerina come sansa

nell’immenso di un grande tormento

da salvare, serbarne il segreto

e all’ora propizia trainare in rada.


*


E potrai dire che è vero

il pantano in cui hai nuotato

quasi gigante e una forza di stagno

tiene assieme le fibre poderose

alla polpa vuota dell'avambraccio

ai capezzoli di rame, alla caviglia fragile

che ti fece covo sicuro di topi

e immersa più distante è persa

la posatura d’avorio degli occhi.


Fu questo, forse il peso a condannarti:

la gola della tempesta dalmata

che supponente sussultò dal cielo

col suo tumulto irrisolvibile

vi sorprese e t’inghiottì.


*


Tu, carne nella lotta

quando torni a raschiarti

vincitore o vinto o solo stanco

lo sai che non servirà a questa esistenza

né a qualcosa l’indifferenza che c’è

nel colore del bronzo

ma solo la tua impresa

impressa nella stasi.


La sostanza resiste e morde i suoni

quando le epoche sgranano ruvide e pagane

si soppiantano imbriacate

come non bastassero.


Ma finisce qui il tuo letargo liquido:

hai avuto gli anni per rovistare i fondali

sentire dall’immenso il lanciare sovrastante

di bombe a tremolarne la scorza.


Vanni Schiavoni (1977) ha pubblicato le raccolte poetiche “Nocte. Nascita di un solstizio d'inverno” (Firenze Libri, 1996), “Il balcone sospeso” (Lisi editore, 1998), “Di umido e di giorni” (Lietocolle, 2004), “Salentitudine” (Lietocolle, 2006), “Guscio di noce” (Lietocolle, 2012), “Quaderno croato” (Fallone, 2020). Ha curato l'antologia poetica “Rosso. Tra erotismo e santità” (Lietocolle, 2010). Ha pubblicato i romanzi “Come gli elefanti in Indonesia” (LiberArs, 2001) e “Mavi” (Emersioni, 2019). Come performer ha calcato, e continua a farlo, molti palchi in Italia con gli spettacoli “Quaderno croato e alte province” (in solo), “L(‘)at(t)itudine” (in trio con la cantante Martina Alberi e il chitarrista Renato Minguzzi) e “Gli atleti” (in duo col chitarrista Gregorio Pasanisi).

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