Gli inediti di Sergio Racanati
Quello che innanzitutto colpisce di questi inediti di Sergio Racanati è la ricercata musicalità, creata a partire dal suono di parole estrapolate dal linguaggio quotidiano e accostate prevalentemente in forma paratattica e tramite asindeti, che generano un fluire ininterrotto e sinestesico; perché Racanati affida alla parola il peso/potere di sapere reggere sulle proprie spalle le specificità tipiche degli altri sensi, provando a renderla tridimensionale, a farla uscire dal foglio, non solo condividendo con il lettore un circuito emotivo intricato e composito ma anche e soprattutto non interrompendola, lasciandola dispiegare in tutta la sua portata. Eppure qualcosa sfugge, qualcosa resta inafferrabile; qualcosa – sembra suggerirci Racanati – che ha a che fare con il tempo, il quale continua a correre, a non farsi acciuffare, nonostante le moderne tecnologie, nonostante i nostri maldestri tentativi di arrestarlo. Così, dell’architettura dei diciotto anni, rimangono ossa e schegge, frammenti di ciò che una volta è stato intero e che ora ci rimane davanti a pezzi, scisso, in corsa su binari paralleli che solo la poesia, forse, può tentare di ricongiungere.
Ascolto in silenzio la preghiera del vento
ascolto in silenzio
la preghiera del vento
i secondi sono
esili
violacei
friabili
le ossa
architettura dei tuoi diciott’anni
infrante sulle vetrine
le schegge
invadono il mio calco di sabbia
iridescente
tutto sembra essere uccello
o labbra
o ali
o piumaggio
lui
sì
lui
l’uccello
– il mio come il suo –
vuole volare
un boato
glissato
cresce lentamente
lentamente protrae la crescita
lo sviluppo
procede
verso l’orizzonte
del letto
o del camposanto
tanto
poi si schianta
nel fossato
in un rumore di palpebre
o petali
o gocce di rugiada
la cenere perfora il mio accappatoio
ricoperto
di baci al cioccolato e granella d’oro
un solo tintinnio di sangue
adolescenza
arrivederci
mia bella
pallida
schiumosa
voce
altre Lune
malate
marce
malmostose
innocenti
illumineranno
l’ombra del mio Maverick
una litania dalla consolle
spenta
note sospese
distorte
di una danza tekno
infoiata di acido
nella mia notte da 4/4
sotto cassa
sbarra
la soglia della mia bocca
si tatua nell’aria rarefatta dell’alba
il mio
addio
Per un suo ritratto
si arrotola
e srotola
il manto di genziane
puntinato di perle di pepe
le papille
godono
dell’amaro
e del piccante
al doppio meccanismo
di andata e ritorno
e sulla ripetitività
del gesto
vuoto prima
pieno dopo
l’attesa contratta
si fa fluidità
sgorgano le lacrime
rigenerare
di Venere
un tempo malmostosa
ora
Signora del Parnasso
Non ho più nulla da dire
un proliferare di opinionisti
depositari di una qualche verità
affastellano i cori umani
in solitaria connessione
il visibile/invisibile
nuovo
– già consumato nella sua immagine –
amico/nemico
fa rabbrividire pure
il Settimo Sigillo di Bergman
determinazione semantica
cristallizzata
do parole
– oggi più di ieri –
sepolte sotto la cenere degli ulivi
una Via Crucis sospesa
sospetta
alterata
riformulata
non ho più nulla da dire
controluce
– meglio in controcampo –
la figura di mio padre
si scaglia sulle deboli fiamme
del camino domenicale
fuori
– sì fuori scena –
mia madre
sul terrazzo
insegue le feline orme domestiche
squilla invano il telefono
qui nessuno dorme
i fili appesi – sospesi –
parole tagliate
risuonano nelle stanze
come violini senza corde
i rigagnoli
– ormai svuotati –
continuano a
scavare i volti
della platea dell’umanità
Sergio Racanati (1982) vive e lavora tra Milano e Bari. La sua ricerca artistica si sviluppa all'interno della moltitudine di relazioni, idee ed esperienze volte a generare connessioni con il materiale fragile dell'umanità, affrontando la questione degli spazi del sensibile, dei processi comuni e comunitari. In questo quadro la sua pratica guarda alla sfera pubblica e agli immaginari collettivi come luoghi di indagine privilegiati. Alla base di questa ricerca vi è un interesse per le scienze sociali, per gli eventi storici, per la cultura popolare e la cultura di massa, visti attraverso una lente quasi etnografica. L’artista opera nel campo della valorizzazione del patrimonio storico-artistico, nella consapevolezza che tale campo costituisca un insieme organico di opere ed un campionario di esempi volti a rappresentare un modello di archivio. Il risultato dei suoi progetti è la creazione di spazi multidisciplinari, piattaforme di pensiero, modelli di pratiche antagoniste e spazi per nuove comunità. L’approccio di Racanati è basato su un'idea/modello sperimentale di creazione di situazioni ibride attraverso una complessa matrice di appropriazione, scoperta di siti e creazione di ambienti/set transitori, flessibili e in continua evoluzione, in cui la ricerca diventa spesso condivisa e l’opera d'arte mette in crisi la stessa autorialità a favore di un processo corale e collettivo. Attualmente sta collaborando con la Fondazione SoutHeritage per l'arte contemporanea di Matera per la sua mostra personale. Ha ricevuto riconoscimenti internazionali tra cui il recente premio di Residenza Artistica presso “Officina Italiana” a Buenos Aires a cura di Massimo Scaringella. Ha recentemente concluso il progetto RESISTANT A STATE OF MIND all’interno del progetto ZIP diretto da Giusy Caroppo, vincitore del Bando MIBAC sulla rigenerazione urbana delle periferie d’Italia. Tra le diverse residenze artistiche a cui l’artista ha partecipato si segnalano quelle presso: Museo Pino Pascali / Polignano a Mare - BA_I (2014); Harvard University a cura di Marcus Owens (2013); Z33 Contemporary Museum;Hasselt_B (2012), Performance Space / Londra_UK; Edge Zones Foundation / Miami_US a cura di Charo Oquet, promossa da GAI - Associazione Giovani Artisti Italiani e MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO - Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (2013). Vincitore del premio per la sezione Performance Art alla Biennale di New York diretta da Pietro Franesi e co-curata da Vjitaly Patsyukov e Lu Hao (2013), partecipa anche alla Biennale del Mediterraneo (2012), alla 7°Berlin Biennal, all’interno del progetto “Preoccupied” presso il KW Institute for Contemporary Art, Berlino_D (2013) e alla Bienal del Fin del Mundo / Mar del Plata RA. Nel settembre 2019 è invitato alla Biennale di Curitba ( Brasile) dove presenta la Performance Darkness e il film Debris/Detrti_Salinas Grandes. Ha vinto nel giugno 2019 il premio per l’internazionalizzazione curato dal Teatro Pubblico Pugliese e Regione Puglia con cui ha presentato DARKNESS alla Biennale di Curitibia ( Brasile) , Galleria Crudo a Citta di Rosario ( Argentina) e Galleria F.Ferrer di San Jose ( Costa Rica).
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