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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Gli inediti di Sergio Racanati

Quello che innanzitutto colpisce di questi inediti di Sergio Racanati è la ricercata musicalità, creata a partire dal suono di parole estrapolate dal linguaggio quotidiano e accostate prevalentemente in forma paratattica e tramite asindeti, che generano un fluire ininterrotto e sinestesico; perché Racanati affida alla parola il peso/potere di sapere reggere sulle proprie spalle le specificità tipiche degli altri sensi, provando a renderla tridimensionale, a farla uscire dal foglio, non solo condividendo con il lettore un circuito emotivo intricato e composito ma anche e soprattutto non interrompendola, lasciandola dispiegare in tutta la sua portata. Eppure qualcosa sfugge, qualcosa resta inafferrabile; qualcosa – sembra suggerirci Racanati – che ha a che fare con il tempo, il quale continua a correre, a non farsi acciuffare, nonostante le moderne tecnologie, nonostante i nostri maldestri tentativi di arrestarlo. Così, dell’architettura dei diciotto anni, rimangono ossa e schegge, frammenti di ciò che una volta è stato intero e che ora ci rimane davanti a pezzi, scisso, in corsa su binari paralleli che solo la poesia, forse, può tentare di ricongiungere.


Ascolto in silenzio la preghiera del vento


ascolto in silenzio

la preghiera del vento

i secondi sono

esili

violacei

friabili

le ossa

architettura dei tuoi diciott’anni

infrante sulle vetrine

le schegge

invadono il mio calco di sabbia

iridescente

tutto sembra essere uccello

o labbra

o ali

o piumaggio

lui

lui

l’uccello

– il mio come il suo –

vuole volare

un boato

glissato

cresce lentamente

lentamente protrae la crescita

lo sviluppo

procede

verso l’orizzonte

del letto

o del camposanto

tanto

poi si schianta

nel fossato

in un rumore di palpebre

o petali

o gocce di rugiada

la cenere perfora il mio accappatoio

ricoperto

di baci al cioccolato e granella d’oro

un solo tintinnio di sangue

adolescenza

arrivederci

mia bella

pallida

schiumosa

voce

altre Lune

malate

marce

malmostose

innocenti

illumineranno

l’ombra del mio Maverick

una litania dalla consolle

spenta

note sospese

distorte

di una danza tekno

infoiata di acido

nella mia notte da 4/4

sotto cassa

sbarra

la soglia della mia bocca

si tatua nell’aria rarefatta dell’alba

il mio

addio


Per un suo ritratto


si arrotola

e srotola

il manto di genziane

puntinato di perle di pepe

le papille

godono

dell’amaro

e del piccante

al doppio meccanismo

di andata e ritorno

e sulla ripetitività

del gesto

vuoto prima

pieno dopo

l’attesa contratta

si fa fluidità

sgorgano le lacrime

rigenerare

di Venere

un tempo malmostosa

ora

Signora del Parnasso


Non ho più nulla da dire


un proliferare di opinionisti

depositari di una qualche verità

affastellano i cori umani

in solitaria connessione

il visibile/invisibile

nuovo

– già consumato nella sua immagine –

amico/nemico

fa rabbrividire pure

il Settimo Sigillo di Bergman

determinazione semantica

cristallizzata

do parole

– oggi più di ieri –

sepolte sotto la cenere degli ulivi

una Via Crucis sospesa

sospetta

alterata

riformulata

non ho più nulla da dire

controluce

– meglio in controcampo –

la figura di mio padre

si scaglia sulle deboli fiamme

del camino domenicale

fuori

– sì fuori scena –

mia madre

sul terrazzo

insegue le feline orme domestiche

squilla invano il telefono

qui nessuno dorme

i fili appesi – sospesi –

parole tagliate

risuonano nelle stanze

come violini senza corde

i rigagnoli

– ormai svuotati –

continuano a

scavare i volti

della platea dell’umanità


Sergio Racanati (1982) vive e lavora tra Milano e Bari. La sua ricerca artistica si sviluppa all'interno della moltitudine di relazioni, idee ed esperienze volte a generare connessioni con il materiale fragile dell'umanità, affrontando la questione degli spazi del sensibile, dei processi comuni e comunitari. In questo quadro la sua pratica guarda alla sfera pubblica e agli immaginari collettivi come luoghi di indagine privilegiati. Alla base di questa ricerca vi è un interesse per le scienze sociali, per gli eventi storici, per la cultura popolare e la cultura di massa, visti attraverso una lente quasi etnografica. L’artista opera nel campo della valorizzazione del patrimonio storico-artistico, nella consapevolezza che tale campo costituisca un insieme organico di opere ed un campionario di esempi volti a rappresentare un modello di archivio. Il risultato dei suoi progetti è la creazione di spazi multidisciplinari, piattaforme di pensiero, modelli di pratiche antagoniste e spazi per nuove comunità. L’approccio di Racanati è basato su un'idea/modello sperimentale di creazione di situazioni ibride attraverso una complessa matrice di appropriazione, scoperta di siti e creazione di ambienti/set transitori, flessibili e in continua evoluzione, in cui la ricerca diventa spesso condivisa e l’opera d'arte mette in crisi la stessa autorialità a favore di un processo corale e collettivo. Attualmente sta collaborando con la Fondazione SoutHeritage per l'arte contemporanea di Matera per la sua mostra personale. Ha ricevuto riconoscimenti internazionali tra cui il recente premio di Residenza Artistica presso “Officina Italiana” a Buenos Aires a cura di Massimo Scaringella. Ha recentemente concluso il progetto RESISTANT A STATE OF MIND all’interno del progetto ZIP diretto da Giusy Caroppo, vincitore del Bando MIBAC sulla rigenerazione urbana delle periferie d’Italia. Tra le diverse residenze artistiche a cui l’artista ha partecipato si segnalano quelle presso: Museo Pino Pascali / Polignano a Mare - BA_I (2014); Harvard University a cura di Marcus Owens (2013); Z33 Contemporary Museum;Hasselt_B (2012), Performance Space / Londra_UK; Edge Zones Foundation / Miami_US a cura di Charo Oquet, promossa da GAI - Associazione Giovani Artisti Italiani e MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO - Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (2013). Vincitore del premio per la sezione Performance Art alla Biennale di New York diretta da Pietro Franesi e co-curata da Vjitaly Patsyukov e Lu Hao (2013), partecipa anche alla Biennale del Mediterraneo (2012), alla 7°Berlin Biennal, all’interno del progetto “Preoccupied” presso il KW Institute for Contemporary Art, Berlino_D (2013) e alla Bienal del Fin del Mundo / Mar del Plata RA. Nel settembre 2019 è invitato alla Biennale di Curitba ( Brasile) dove presenta la Performance Darkness e il film Debris/Detrti_Salinas Grandes. Ha vinto nel giugno 2019 il premio per l’internazionalizzazione curato dal Teatro Pubblico Pugliese e Regione Puglia con cui ha presentato DARKNESS alla Biennale di Curitibia ( Brasile) , Galleria Crudo a Citta di Rosario ( Argentina) e Galleria F.Ferrer di San Jose ( Costa Rica).


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