Gli inediti di Michele Ortore
La poesia di Michele Ortore, come questi inediti palesano, ha qualcosa di straordinario, da intendersi innanzitutto nell’accezione etimologica del termine e cioè di extra-ordinarietà; Ortore, infatti, dimostra un’inconsueta capacità di giustapposizione di accurata ricerca terminologica, scaturente e volta all’ambito scientifico, e di fluidità del verso, che non perde mai la sua carica patemica. In altre parole, Ortore, pur mantenendo accesa la loquacità del componimento, non sottrae nulla all’accuratezza linguistica, alla precisione del dire. Così, quel processo di “doppia vista” che la vera poesia richiede e secondo il quale il piacere non deriva dalla prima vista, e cioè dalla visione ottica delle cose, bensì dalla seconda vista, additabile nell’immaginazione, si esplica in tutte le sue fasi e arriva qui a compimento. L’io esemplare, quell’everyman ben definito da Guido Mazzoni in Sulla poesia moderna (Il Mulino 2005), non fa sentire la mancanza dell’io identificativo e viceversa, perché Ortore, come in uno spettacolo teatrale riuscito, fa attuare al lettore la sua catarsi, restituendogli qualcosa che prima non aveva.
Meccanismi
non si può resistere
ai soffitti alti se non lasci
le imposte aperte, se non
permetti alla luce di tracciare
nello sci una manche può essere decisa
dalla testa del tracciatore, che dispone
le porte in base a principi di sicurezza
senza trascurare le fibre bianche,
l’indole e la capacità di curva
dei suoi atleti, cercando quale
duna di neve sarà meglio ferita
dallo spigolo, dal rapporto angolare
tra ginocchio e terreno
è fondamentale, nonostante tutto,
l’ordine in cui scenderanno
sei stata, forse sei, un karren del pomeriggio
l’imposta aperta nel calcare
qualcosa che scivola:
Compiti per casa
a Davide C.
era lì a pescare senza saperlo fare
voleva vivere il sepolcro per essere
nulla e finalmente finalmente
un giardino camminato dalla mente.
Compiti per casa.
Aprire lo spartito a pagina
- ogni affetto che si piega
- gassa dei ricordi
- non farlo crepuscolando
Ripassare:
- il punto in cui l'Islanda è vapore e meno mondo
- il vicino che afferra il cellulare e dice
"Ho una terzina giusto qui", senza concedersi
alcuna mazurka egolalica e lui
è davvero convinto di aver solo premuto tasti
Imparare a memoria anzi ri
accostare u
e slegarle dalla bocca
perché si compiano anche senza
confondersi
Diagnosi
Finché non abbia raggiunto un'adeguata conoscenza,
il paziente sarà mantenuto in come farmacologico.
Michele Ortore è nato a San Benedetto del Tronto nel 1987. Ha pubblicato la raccolta di poesie Buonanotte occhi di Elsa (Vydia, 2014, prefazione di Maria Grazia Calandrone) e la monografia La lingua della divulgazione astronomica oggi (Fabrizio Serra, 2014). Suoi testi sono leggibili in antologie e siti come «Nuovi Argomenti», «Poetarum silva», «Carteggi letterari», «Golden blog». Si occupa di lingua italiana e ha collaborato con il portale Treccani.it, Mondadori Education e Zanichelli; scrive di teatro e poesia per riviste cartacee e on line.
コメント