Gli inediti di Marco Todoverto
Già a partire dal titolo di questo gruppo di inediti, Tre persone, Marco Todoverto palesa la sua volontà di ragionare sull’Io, in relazione a sé stesso e agli Altri, giocando efficacemente con il concetto di persona, nel suo senso etimologico, semantico e grammaticale. Lontana dal potere essere considerata come un monolite, la persona subisce una traslazione dall’essere soggetto al configurarsi in qualità di spazio, che Todoverto, perfettamente inscritto nel suo tempo, sa bene muovere dentro i confini assenti dell’onlife. Così anche l’erotismo, sfera strettamente correlata ai luoghi dell’intimità, diviene campo d’azione osservabile e valutabile attraverso schermi, specchi e occhi; il corpo si muove e crea l’azione, il corpo guarda e capta segnali, perché la soglia, sembra volerci dire l’autore, tra dentro e fuori – da noi, dall’Altro, dal mondo – è già stata prepotentemente superata.
Tre persone
Prima persona
prendo il telefono mi dice toglilo
alzo il telefono mi inquadra spògliati
scivola sul parquet l’accappatoio
mi siedo pelle umida di doccia
ti sfiori pelle umida mi tocco
ci guardiamo il telefono ci guarda
la voglia che mi guarda mi fa voglia
mi guardo messa in mostra nello specchio
ti guardo muovermi vedo nel corpo
il piacere crescente e la richiesta
desiderami con gli occhi e la carne
ma il telefono vuole di più chiede
carne per gli occhi di carne con gli occhi
affamati di carne e della fame che prende corpo nel mio corpo stesso:
il desiderio viene dal riflesso
lì io davanti a me nel solitario
amplesso io io noi cediamo al coro.
Lo sento corre dentro nelle vene
lo sfarzo lucido del sangue preme
dove trema la mano e spinge madida
penetra un dito due dita tre dita
e stringo le altre dita sulle tette
le gambe strette vieni anch’io cadiamo
vibranti e sole, noi, la prima persona
ma insieme live online tutti io e io sola
Seconda persona
Sei contemporaneamente tu e no, stanotte. Contemporaneamente tu: bionda nuda addormentata che mi dai le spalle. Contemporaneamente no: occhi scuri capelli mi guardi più sveglia di me, parli, dici hai misurato il mio cazzo con la bocca con la lingua e la giri ammiccante nella guancia, dici il mio cazzo è grande, e non lo è e non lo hai mai visto, contemporaneamente. Di nuovo torni a darmi le spalle di tua sorella, non tu ma tu, e i suoi seni sono piccoli e caldi come i tuoi occhi scuri sono scuri i capelli.
Terza persona
Stelle lampi fosfeni abbagli ha negli occhi
e non fa male il male stretto ai polsi legati.
Lei e le sue labbra sulle labbra.
Lui e la sua barba sfiora il pube.
Le labbra si porgono alle labbra
e una mano sulla nuca di lei di lui.
Stelle lampi fosfeni abbagli ha negli occhi
e al suo corpo si limita ogni percezione,
quello il campo in cui gioca il buio piacere
in cui si intrecciano in attacchi e contropiedi
le dita di lei di lui e sono graffi o carezze,
scivolate, trattenute e lingue e capezzoli.
Corpi, respiri, sguardi dentro il nero sé tutti
li sente, sono stelle lampi fosfeni abbagli.
Però all’oscuro dentro sé non sa,
immagina solo chi siano, silenziosi
loro.
Marco Todoverto (Valdobbiadene, 1993) si è laureato in Lettere e Filologia moderna all’Università degli Studi di Padova. Alcuni suoi testi sono apparsi su lay0ut magazine, L’Ulisse e nell’antologia Distanze obliterate (Puntoacapo, 2021). È uscita quest'anno, per Arcipelago itaca, la raccolta dialettale Cor piantà.
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