Gli inediti di Marco Mittica
Il dettato poetico di Marco Mittica, come rilevabile da questo gruppo di inediti, attraversa la tradizione della storia per giungere fino ai giorni nostri, privo però delle risposte che, domandando a ciò che è stato, ci aspetteremmo di trovare. In effetti la poesia di Mittica non è soluta e si presenta come strumento incapace di trovare una via d'uscita unica e definitiva, tenendo conto anche del fatto che l'eterno ritornare e la ripetizione degli eventi è accadimento a cui l'autore guarda con sospetto. Con una scrittura caratteristica, Mittica riesce a creare un ponte solido tra passato e presente, ridando vitalità al corso degli eventi che tutti ci riguardano.
HISTORIA LANGOBARDORUM
Autari ci mise in guardia
dal divenire uroboro.
Imprudenti sentimmo
lo smarrimento dei conquistati
come nostro: l'incauto
convito d'agape ci stordì,
falò di mores.
Quel fumo, bianco come i nostri
ricordi, venne a riempire tutti
i bronchi tronchi,
miele che abbaglia
il senso del censo.
E venne il Gallo
che si mangiò il Biscione,
l'emostasi ci parve un progetto
interessante.
I nostri fratelli minori, intanto,
cercavano una cura contro
il morso dell'anfisbena.
Qualcuno, senza voce,
lanciò un tremisse in aria.
Ad Arechi venne testa, a noi
rimase croce.
LE LEGGI DEI PADRI
Quanto ancora dovremo
aspettare per rimandare
al mittente il perfetto
parallelismo che ci trattiene
In assenza di segnali
fatico a trasmettere
la mia fatica
costretto a parlare
per chiedere silenzio
Ti rammarica lo so
dover rinunciare alle regole
rassicuranti della tradizione
alla mia pagina da finire
al dare ancora una volta
una buona notizia
E se maggio non ti potrà vedere
tu apri le braccia a quest'aprile
di caldo improvviso di origano
e basilico precoce di voce
da alzare nell'anno
in cui nessuno ti potrà scalare
BELLIBOSCHI
(L'anno sabbatico)
Siedi qui vicino
a me se non ti fermi
non puoi capire l'essenza
di un ramo che è senza
foglie e tu vedi finito
Hai piedi saldi eppure
scivoli ignara eterna
talea capovolta
sono qui per spiegarti ancora
l'univoca ambivalenza
di errare: il rafano
in mezzo al riso
non può stare
LA LINGUA RITROVATA
Ci ritrovammo
una notte a sgusciare
parole come melagrana
sgranando il rosario
della nostra identità
Archiviata ogni esimente
ora che il tempo
– ossario di luci –
è compiuto
questo dovrà pur
segnificare qualcosa
SUL PERCHÉ DOVRESTI TORNARE, MA NON RIMANERE, A BOLOGNA
Da quanto tempo ti conosci?
Irridevi la nostra ostinatezza nel voler resuscitare Gaio,
Ulpiano, Sabino, Labeone:
un giorno hai poi capito che la libertà sta nei legami;
e allora ci hai chiesto qual era la legge dei
padri (oh, cupida legum iuventus!), il nome degli avi,
l'insegna del tuo tribuno.
Noi non avevamo quelle risposte.
Così, finalmente, apprese le domande, sei riuscito ad
affrancarti dal presente; e abbiamo riscattato Giustiniano,
ancora in pena per l'amara vittoria della guerra gotica.
Marco Mittica (Chivasso, 1982) vive e lavora in provincia di Torino. Collabora con alcune realtà culturali nazionali ed è socio benemerito della Fondazione Leonardo Sinisgalli di Montemurro. Premiato in vari concorsi letterari (L'albero di rose; Il Parnaso; Montano; Ossi di seppia), alcune sue poesie sono presenti in antologie, riviste e lit-blog (tra cui: La morte per acqua; Inverso – giornale di poesia; Poeti Oggi; Atelier). Un suo inedito è stato pubblicato e tradotto in spagnolo sulla pagina fb del Centro Cultural Tina Modotti.
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