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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Gli inediti di Marco Mittica

Il dettato poetico di Marco Mittica, come rilevabile da questo gruppo di inediti, attraversa la tradizione della storia per giungere fino ai giorni nostri, privo però delle risposte che, domandando a ciò che è stato, ci aspetteremmo di trovare. In effetti la poesia di Mittica non è soluta e si presenta come strumento incapace di trovare una via d'uscita unica e definitiva, tenendo conto anche del fatto che l'eterno ritornare e la ripetizione degli eventi è accadimento a cui l'autore guarda con sospetto. Con una scrittura caratteristica, Mittica riesce a creare un ponte solido tra passato e presente, ridando vitalità al corso degli eventi che tutti ci riguardano.


HISTORIA LANGOBARDORUM


Autari ci mise in guardia

dal divenire uroboro.

Imprudenti sentimmo

lo smarrimento dei conquistati

come nostro: l'incauto

convito d'agape ci stordì,

falò di mores.

Quel fumo, bianco come i nostri

ricordi, venne a riempire tutti

i bronchi tronchi,

miele che abbaglia

il senso del censo.

E venne il Gallo

che si mangiò il Biscione,

l'emostasi ci parve un progetto

interessante.

I nostri fratelli minori, intanto,

cercavano una cura contro

il morso dell'anfisbena.

Qualcuno, senza voce,

lanciò un tremisse in aria.

Ad Arechi venne testa, a noi

rimase croce.


LE LEGGI DEI PADRI


Quanto ancora dovremo

aspettare per rimandare

al mittente il perfetto

parallelismo che ci trattiene

In assenza di segnali

fatico a trasmettere

la mia fatica

costretto a parlare

per chiedere silenzio

Ti rammarica lo so

dover rinunciare alle regole

rassicuranti della tradizione

alla mia pagina da finire

al dare ancora una volta

una buona notizia

E se maggio non ti potrà vedere

tu apri le braccia a quest'aprile

di caldo improvviso di origano

e basilico precoce di voce

da alzare nell'anno

in cui nessuno ti potrà scalare



BELLIBOSCHI

(L'anno sabbatico)


Siedi qui vicino

a me se non ti fermi

non puoi capire l'essenza

di un ramo che è senza

foglie e tu vedi finito

Hai piedi saldi eppure

scivoli ignara eterna

talea capovolta

sono qui per spiegarti ancora

l'univoca ambivalenza

di errare: il rafano

in mezzo al riso

non può stare



LA LINGUA RITROVATA


Ci ritrovammo


una notte a sgusciare

parole come melagrana

sgranando il rosario

della nostra identità


Archiviata ogni esimente

ora che il tempo

– ossario di luci –

è compiuto

questo dovrà pur

segnificare qualcosa


SUL PERCHÉ DOVRESTI TORNARE, MA NON RIMANERE, A BOLOGNA


Da quanto tempo ti conosci?


Irridevi la nostra ostinatezza nel voler resuscitare Gaio,

Ulpiano, Sabino, Labeone:

un giorno hai poi capito che la libertà sta nei legami;

e allora ci hai chiesto qual era la legge dei

padri (oh, cupida legum iuventus!), il nome degli avi,

l'insegna del tuo tribuno.


Noi non avevamo quelle risposte.


Così, finalmente, apprese le domande, sei riuscito ad

affrancarti dal presente; e abbiamo riscattato Giustiniano,

ancora in pena per l'amara vittoria della guerra gotica.



Marco Mittica (Chivasso, 1982) vive e lavora in provincia di Torino. Collabora con alcune realtà culturali nazionali ed è socio benemerito della Fondazione Leonardo Sinisgalli di Montemurro. Premiato in vari concorsi letterari (L'albero di rose; Il Parnaso; Montano; Ossi di seppia), alcune sue poesie sono presenti in antologie, riviste e lit-blog (tra cui: La morte per acqua; Inverso – giornale di poesia; Poeti Oggi; Atelier). Un suo inedito è stato pubblicato e tradotto in spagnolo sulla pagina fb del Centro Cultural Tina Modotti.


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