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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Gli inediti di Mara Venuto

I testi di Mara Venuto qui proposti presentano, nonostante le immagini differenti scelte per descriverli, tre temi principali, ognuno di un diverso colore, intessuti insieme mediante un sapiente uso del verso, fino a formarne una trama sghemba, come erano le inquadrature di molto cinema espressionista tedesco degli anni Trenta del secolo scorso.

In primis la diade vita/morte, presentata a partire da un luogo sospeso tra dimensione onirica e dimensione reale, dove la scelta del suicidio è l'acquarello dell'andarsene di contro alla ghisa del rimanere, e che nel quarto componimento diviene un rimasuglio, qualcosa da poco, perché non si sa che cosa abbia più senso, se continuare a tessere o spezzare il filo.

C'è poi un corpo slegato, che fuoriesce come acqua in ebollizione da una pentola tappata male, impossibile da tenere a bada e misura di tutte le cose: è lui ad alzare i muri e a mettersi da una parte o dall'altra, a prendere cioè posizione, ed è sempre lui a creare legami, a ridensificare il concetto di relazione.

Infine il significato della rimanenza, che può essere oggetto o memoria e che non necessariamente ci appartiene.

La peculiarità e la bravura di Venuto stanno nel rappresentare queste scene sempre dall'esterno, a partire da un occhio che guarda di traverso le cose, che allarga e allo stesso tempo scardina l'abitudinaria prospettiva, restituendoci cose sulle quali, forse, ci siamo già interrogati, ma costringendoci a porre domande nuove, perché le risposte a cui siamo giunti, come singoli e come comunità, non sono state abbastanza convincenti.


È stato implume il sogno.

Dal palazzo di fronte

fra l’assalto dei giochi

e il mangiare,

non guardavamo la finestra

dove una donna è volata

scoprendo di non pesare più.


*


Dentro la spina c’è la fedeltà al varco.

Liberazione e abrasione,

ancora una volta va via scavando

l’estraneità del corpo.

 

Domani chiederemo al primo uomo

in uniforme di scortarci all’imbarco

per la nostra guerra. Mestieranti,

siamo tali, se impariamo

ad alzare un muro e a stare a riparo.


*


A casa le stanze sanno di noi,

è un corpo familiare ogni muro.

Ai fermaporta chiediamo di resistere,

al citofono rispondiamo, non volermene.


Giovani siamo andati a vivere da soli

nella memoria.


*


Raccogliere i carboni in un angolo

perché taccia il nero,

si incolla al muro una nuova volontà.


Hanno pulito tutto.


Le coperte stipate nell’armadio

per non sentire il calore dei corpi,

è questa la tentazione di essere vivi,

l’alba consunta nella stanza.


*


Ci siamo congiunti alla stagione

frutti caldi passati tra i coltelli.


Nel pranzo domenicale

davanti al piatto buono sbreccato

capitato al mio posto,

vedo la facilità che hanno

le bestie e il verde

di confondersi tra dorsi e steli,

mentre l’anima si sguaina nel piombo

visibile nonostante il decoro.




Mara Venuto, Alma Poesia

Mara Venuto è nata a Taranto nel 1978, vive a Ostuni. Tra le sue pubblicazioni premiate: i monologhi teatrali Leggimi nei pensieri (2008), The Monster (2015, testo finalista al Mario Fratti Award 2014 di New York per la drammaturgia italiana); le raccolte poetiche Gli impermeabili (2016), Questa polvere la sparge il vento (2019), La lingua della città (2021). Ha collaborato con note testate giornalistiche pugliesi, televisive, cartacee e online; in qualità di ghostwriter ed editor ha curato romanzi di grande successo per editori nazionali. Ha curato e pubblicato alcune antologie di prosa e poesia, tra cui un ciclo di volumi al femminile; è inclusa in numerose opere collettive di poesia, prosa e teatro; è presente in monografie critiche dedicate alla poesia italiana femminile contemporanea. Suoi testi originali e corti teatrali sono stati rappresentati con buon riscontro di pubblico e critica. Sue poesie sono state tradotte e pubblicate in sette lingue. È stata ospite di Festival internazionali di Poesia, tra cui: IX Festival di Poesia Slava a Varsavia nel 2016; XV Festival Trirema e poezisë Joniane a Saranda (Albania) nel 2021; XXVI Festival Ditët e Naimit a Tetova (Macedonia) nel 2022. La sua raccolta di poesie Vora in versione inedita, è menzione d’onore al Premio Lorenzo Montano 2021; finalista al Premio di Letteratura Contemporanea Bologna in Lettere 2022; seconda classificata al III Premio Letterario nazionale Gianmario Lucini 2022.

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