Gli inediti di Asia Vaudo
Asia Vaudo ha il dono di scolpire, plasticamente, l’età senile con la dolcezza che solo chi sa cosa voglia dire il trascorrere del tempo può conoscere. Mi ricorda una canzone di Fabrizio De Andrè, dal titolo Il sogno di Maria: «i vecchi quando accarezzano hanno il timore di far troppo forte». Vaudo penetra il senso della fragilità mostrandone la gentilezza, attraverso anafore sonore, allitterazioni evocative della lentezza quasi muscolare che possiede il corpo di una persona anziana. «Lo sfumarsi del sesso», più di ogni altro verso, racchiude il depotenziamento fisico, esibito in età giovanile e ora via via sempre più sfaldato.
Se nel testo Poesia di vecchi e di pane si palesa la capacità di elencare fatti, luoghi, situazioni, gesti, tipici di uno sfiorire che, per quanto dolce, indica pur sempre un procedere verso l'estinzione, nella seconda composizione, Essenze, Vaudo ricrea come una storia della vecchiaia. Sembra di leggere il saggio ciceroniano «Nei vecchi esistono più concetti che ricordi»: è una dimensione terza dello stato viscerale dell’anzianità. Eccola la poesia: dire grandissime cose, dire la verità, come insegna Dickinson, in maniera obliqua. Il concetto è quel che resta di una vita, il ricordo sarebbe troppo soggettivo. È nel concetto che si sostanzia l’anzianità. E il pane. Perché se Vaudo è poeticamente potente in chiave immaginifica, tanto merito le va dato nell’evocare anche le sensazioni quasi gustative, olfattive e tattili. È straniante come un componimento così profondo l’abbia scritto una persona nel fiore della giovinezza. Questa è maestria poetica.
Poesia di vecchi e di pane
I vecchi sono fatti di pane gli occhi, le orecchie, le guance, le mani c’hanno fatti di pane. Le mani, soprattutto quelle che s’impastano, scivolano, si rompono, gracchiano le mani succhiano toccano sfregano battono - le mani e temono sempre di far male, quando accarezzano. E allora fanno pian piano, e come vento passano sulle guance dei figli e vanno subito via, sssshhh e i mali dei vecchi sono mali dell’anima, e basta così del fisico poco ormai se ne fanno. I vecchi poche cose temono: la tiepida malinconia, le stelle morenti. Il vino troppo acido, il brodo senza sale lo stopparsi dei vinili che ancora si muovono - e gravitano, come ossa rotte la laurea dei figli - i figli dei figli i cinema vuoti lo sfumarsi del sesso il grano che appassisce e i campi che s’appisolano – antichi. La noia dei tramonti sempre uguali lo sconforto della creazione, del meravigliarsi
- questi sono i mali dei vecchi.
Essenze
Ogni cosa, nei vecchi, assume la sua forma primordiale perché si consuma. Quindi nei vecchi esistono concetti, più che ricordi - per questo sono come
enciclopedie.
Crepuscolari concetti e corpuscolari ricordi Nei vecchi resta
l’essenza.
L’essenza è fatta di pane - l’essenza è
la polpa, la parte tenera della vita.
Asia Vaudo è nata a Cassino nel 1998. Appassionata da sempre di scrittura, vince i primi premi in giovanissima età. A quindici anni pubblica il suo primo romanzo, Neve, una storia di tenerezza (Booksprint, 2014), con positivo giudizio della critica che la porta a Sanremo Writer; nel 2016 pubblica il secondo romanzo, La luce bianca dei cuori danzanti. Nel 2020 esce Essere altro, raccolta di racconti edita da Edizioni Ensemble. Nello stesso anno vince il Premio Nazionale di Poesia “Innesto”; riconoscimenti arrivano anche dal Premio Internazionale Alda Merini (poesia), dal Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti (racconti), dal Premio Campiello Giovani. Collabora con Il Cenacolo delle Arti di Lamberto Fabbri. Scrive per la rivista letteraria ClanDestino.
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