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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Editoriale Poesia & Rete (appuntamento n°13)

Continua, con questo tredicesimo incontro, l'editoriale su Poesia & Rete, a cura di Alessandra Corbetta, un progetto trasversale alle pubblicazioni del blog che proverà a monitorare, attraverso interventi di diversa natura, lo stato delle interrelazioni tra il linguaggio poetico e le dinamiche del Web.

Chi volesse segnalarci studi o ricerche su questo argomento o desiderasse contribuire ad arricchire con competenza il dibattito, può farlo scrivendo a redazione@almapoesia.it, specificando in oggetto “Editoriale Poesia & Rete”; tutto il materiale pervenuto verrà sottoposto a lettura e quello ritenuto più interessante e valevole verrà proposto all’interno del progetto.


L'ospite di oggi è Bartolomeo Bellanova, che ci regala un interessante articolo dedicato a poesia e intelligenza artificiale.



robot alma poesia AI

Il grano e la gramigna

 

L’utilizzo dei social media nella diffusione della poesia presenta aspetti positivi: la gratuità della pubblicazione di propri testi poetici, la possibilità per chiunque di farne dono e condivisione, l’opportunità di conoscere testi di grandi poeti anche a chi probabilmente mai avrebbe comprato o chiesto in prestito un libro di poesia. Per contro, la proliferazione esponenziale di versi postati presenta il pericolo dell’immediatezza caratteristica dei social che mal si coniuga con la necessità di decantare delle strofe e di cesello su ogni parola di un testo poetico oltre al pericolo dell’indigestione per troppa poesia. Nello scorrimento continuo di poesie sul proprio feed, è facile dimenticare, leggere distrattamente, perdere un testo che si vorrebbe rileggere o conservare.

In rete è possibile individuare, con fiuto e fortuna, anche perle poetiche sconosciute insieme a tante banalità, ma spesso queste perle rischiano di non riceve un adeguato apprezzamento. Accanto a questo tema della difficoltà della distinzione nella moltitudine delle parole, mi chiedo quanto sia opportuno per un autore pubblicare solo o prevalentemente proprie poesie sui social, non per un atteggiamento elitario, passatista o ideologizzato di contrarietà allo strumento tout-court, ma perché mancano in rete due caposaldi dell’espressione poetica: la voce che dice le soste, le pause, i ritmi, lo sversamento dei respiri e del sudore di chi ha scritto o, quando non è possibile la presenza corporale del poeta, la pagina bianca dove la parola si stampa, prende posizione e spaziatura; dove la parola poetica scarta, anche visivamente, dal proprio significato codificato per aprire nuovi mondi e nuove prospettive.

 

La questione più generale dell’utilizzo delle tecnologie informatiche deve affrontare necessariamente il tema delle AI. Chatgpt e le altre sue sorelle sono complessi algoritmi programmati da umani: non sono in grado di comprendere un testo poetico, ma di riconoscerlo in base a caratteristiche specifiche del testo apprese durante l’addestramento. Le AI non provano emozioni per una metafora, lo spiazzamento per una sinestesia o una sineddoche, ma sono in grado di riprodurle in base alla vastità del data base di testi poetici inseriti nella macchina e alla efficacia delle istruzioni ricevute dai programmatori.

L’aedo ai tempi delle AI è stato ribattezzato AIEDO, una nuova figura che sa dialogare con i software affinando per gradi successivi l’addestramento dell’algoritmo grazie all’inserimento di istruzioni via via più precise (Es: elimina dai risultati le rime baciate, costruisci solo endecasillabi ecc…) e all’inserimento nel data base di un sempre maggior numero di testi poetici dei propri autori di riferimento. Questo modo di procedere viene letto spesso in modo positivo in quanto consentirebbe la democratizzazione della creazione poetica: chi comprende abbastanza a fondo i meccanismi delle AI e ha qualche nozione di poesia letta o scritta, può provare a creare, in collaborazione con queste, testi poetici di un qualche valore estetico per il soggetto creatore, che diventano dei “semilavorati” sui quali, eventualmente apportare correzioni manuali.

Questo procedimento è già stato sperimentato dall’Ing. Vincenzo della Mea che ha pubblicato nel 2023 una raccolta per Pordenone Legge-Samuele Editore dichiarando che il proprio lavoro deriva dalla scelta di componimenti poetici generati da Chatgpt-2, addestrato con l’inserimento nel data base di circa 12.000 testi.

Il concetto di democratizzazione della poesia con conseguente moltiplicazione dei cosiddetti “poeti” e di demitizzazione della figura storica del poeta è contenuto in un lungo articolo pubblicato su agenda.digitale.eu, sito che vanta collaborazioni di alto livello scientifico. Mi sembra però di assistere a un cortocircuito concettuale: finora si lamenta spesso il numero esorbitante dei poeti in Italia che sarebbero di gran lunga superiori ai lettori. Perché allora l’accesso ulteriormente semplificato alla forma poesia, possibile in un futuro prossimo grazie alle AI con conseguente aumento dei potenziali poeti, viene valutato positivamente? Non è forse che si vuole spostare ancora più in basso la soglia della poesia: tutti poeti, nessuno o pochissimi “veri” poeti, facendo diventare la poesia un hobby privato e un trastullo come il modellismo?  

Già nella produzione di romanzi e sceneggiature le AI hanno fatto passi enormi e presto sarà possibile per la grande editoria produrre storie e racconti senza, o quasi, una scrittura umana sottostante.

La questione personalmente dirimente per gli anni a venire è se questo processo di creazione di testi poetici a “quattro mani” con le AI possa ancora definirsi “creazione”, inteso come atto del libero arbitrio e dell’ispirazione di un essere umano. Demandare anche all’interno dell’ultimo fortino dell’arte (la poesia, la musica, la pittura) la parte principale della creazione dell’atto estetico a una macchina credo sia un processo involutivo drammatico per le facoltà mentali e dell’animo umano. La sfida impari di Davide, creatore umano imperfetto, irrequieto e libero, contro i Golia potenzialmente illimitati creati dalle multinazionali, potrebbe essere un problema che ogni scrittore in versi si trovi ad affrontare nel giro di qualche anno con le versioni più sofisticate degli algoritmi. Una battaglia che riguarda sia un aspetto etico (sino a che punto è lecito l’uso delle AI nell’atto creativo), sia di trasparenza e onestà nei rapporti con i propri lettori (sino a che punto devo dichiarare “la collaborazione” della AI nella pubblicazione di una raccolta poetica).

Ognuno darà in piena libertà le sue risposte.


Bartolomeo Bellanova Alma Poesia

Bartolomeo Bellanova nasce a Bologna; dopo un percorso di studi finanziari pubblica i romanzi La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo 2009), Ogni lacrima è degna (In.Edit 2012) e La storia scartata (terre d’ulivi 2018). In poesia: Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi 2017), Diramazioni (Ensemble 2021) e Perdite (puntoacapo 2022) Partecipa ad antologie poetiche tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela 2014), Sotto il cielo di Lampedusa - Nessun uomo è un’isola (Rayuela 2015) e Distanze obliterale - Generazioni di poesie sulla rete (puntoacapo 2021). Ha fatto parte della redazione della rivista culturale lamacchinasognante. Fa parte dello staff di Bologna in Lettere BIL, spazio di dialogo e condivisione di letteratura contemporanea. Attraversamenti (Puntoacapo, 2024) è la ultima raccolta poetica.

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