Commento a «Quando la notte è quasi terminata» di Emily Dickinson
Un rovesciamento di aspettative è ciò che Emily Dickinson ci presenta qui, associando la vita alla notte e la morte all’alba. L’attesa di cui si rivestono i versi è quella di un Dio cercato per tutta un’esistenza e la speranza con cui si guarda all’alba è direttamente proporzionale al timore della morte che ci viene incontro, un gentiluomo cortese in carrozza, come ce la descrive Emily Dickinson stessa altrove. Un componimento, questo, che ci propone di spogliarne i versi dall’apparente semplicità, per trovare – strato dopo strato – la complessità di una fede mai data per scontata, ma sempre e comunque vissuta come ricerca, in questo caso anche poetica.
La traduzione qui riportata è quella di Alessandro Quattrone, per Giunti Editore (2000).
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Quando la notte è quasi terminata
e l’alba è tanto vicina
che possiamo toccare gli spazi –
è ora di lisciarsi i capelli
e preparare le fossette nelle guance –
e stupirsi di esser stati in pena
per quella vecchia, svanita mezzanotte –
che ci atterrì soltanto per un’ora
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