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Immagine del redattoreAlessia Bronico

Commento a "La distinzione" di Gilda Policastro

In La distinzione Gilda Policastro dà al lettore, attraverso e nella pagina, vita e lingua in trasformazione. La vita nel racconto di fragilità, cadute, quotidiano depressivo e finanche morte ma spingendo spesso al sorriso, quando non amaro assai divertito. La lingua è tessuto elastico che varia nella forma, dal verso breve alla proesia, dalla parola di cultura classica a quella social o medico specialistica. La Policastro sperimenta confermando la distinzione netta della sua voce all’interno del panorama poetico italiano, distinzione che non è posa ma posizione da assumere in controtendenza: «Brutta gente,/ la letteratura».


Gilda Policastro, Alma Poesia

 

Così poi forse divento brava

 

Legatemi la testa, non voglio morire

(nessun suicida vorrebbe mai)

Alternativa tra giù e le fiamme

rincorsa e oplà

imparare a stare al mondo

come si passa dalla pianta al vortice

dal cumulo alla sintassi

Verticalizza il dolore nella serie (elenco di farmaci,

a seguire)

ammorbidisci

(rilascia, incapsula, guarisci)

oppure dilacerato, a stacchi (incisioni soprapelle, che si vedano,

che ti facciano, poi, quelle domande,

collaterali, effetti: tutti)

offrilo ai vicini, compassione: condiviso come nei giorni buoni

scomponi i filamenti

(molecole, principi attivi, rifinitura)

La scorciatoia è ribellarti all’escussione

con l’attivismo della tana

ordina in piccole azioni lente precise

il tratto quotidiano dalla testa all’arto, uno:

il cinismo non guarisce nessuno

(dormi con un cane: ti sveglierai?)

Guardatemi, scompaio

 

da La distinzione (Giulio Perrone editore, 2023)

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