Commento a "L'aria è una" di Anna Maria Carpi
Ne L’aria è una Anna Maria Carpi raccoglie poesie in parte già edite nei suoi libri precedenti e in parte inedite sino a ora. Il Libro ha un’andatura narrativa, nel senso che rende noto, ci porta a conoscenza delle cose della sua vita e del mondo. Carpi, però, fa di più, spinge il lettore a continue domande sulla maniera di vivere e sulla vita che è sottoposta, esposta al virtuale, anche nostro malgrado, che disgrega la comunità e ci rende in ogni dove tutti «extracomunitari». Esiste ancora una vita vera? Una vita al riparo dallo svelamento completo? «Forse ha prevalso/ un bruto prendere ciò che si vede e tocca/ e niente oltre.» La poesia di Carpi danza in una lingua che non è mai inattuale, ma suona come canto limpido che si addice ai racconti ancestrali.
Tu mi chiedi, dottore,
perché di lei non parlo,
perché non dico mai: mia madre.
Io non lo so,
certo che è un po’ sospetto.
Bambina mia, non essere una donna:
povere donne!
«Lui diceva così?»
Sì, un’ossessione.
Non dico mai mia madre:
io non l’ho avuta,
io non mi sento nata da una donna.
Non c’eran donne in casa,
nella casa irreale,
solo un’adolescente,
Paolina,
travagliata e fantastica,
oppure un’ombra,
curva,
sbigottita.
da L’aria è una (Einaudi 2022)
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